ANNA MAZZA - la suorina laica-
Solo la seconda o terza volta che la incontrai o meglio venne, mi accorsi anche perchè lo sottolineò con grazia indimenticabile, che Anna era una suora. Stava laureandosi qui al Maldura in lettere e filosofia. Indossava sempre uno spezzato grigio-azzurro e portava calze chiare come tutte le ragazze della sua età. Non era estate e manco inverno una stagione ancora indecisa ed allora sempre libera di pensiero Anna appariva sorridente e carina come tutte le ragazze della sua stagione. Aveva un accento particolare un verso nel parlare che le donava attenzione e fascino colto come se davanti avessi a che fare con un personaggio della Magna Grecia portato ai giorni nostri quasi una Irene Papas in una delle sue indimenticabili rappresentazioni teatrali. A rate ogni volta mi raccontava dell terra di origine il suo paese-città : Pizzo Calabro, della famiglia alto borghese eppoi cadeva seria Anna quando il discorso scivolava su sua madre. Ogni volta che ci si incontrava anche per strada e lei sempre in bici gialla con la targhetta di cartone mi raccontava piena di sorrisi ed abbracci anche davanti la Basilica del Carmine, poggiava la bici al muro e sorridente mi parlava del suo Camus - Sartre. Per sfida forse aveva quasi finita la tesi per gli esami e il raffronto tra i due filosofi francesi -l'esistenzialismo-. Anna portava anche se aveva un piccolissimo crocifisso in legno che appena si notava tra il bavero aperto della camicetta bianca e leggera. Due leggerissime lenti da lettura quasi senza montatura ed i capelli alla maschietta mori che le donavano leggerezza birichina. Ogni volta dopo la chiacchierata seria e sorridente saliva in bici e poi girandosi col braccio sinistro mi salutava con un ciao ciao dirigendosi verso le cucine-mense popolari per aiutare Suor Lia che da sempre guida i volontari che danno da mangiare ai poveri . Erano una volta adibite per gli extracomunitari eppoi la povertà che non guarda in faccia alcuno costrinse anche tanti padovani a correre da Suor Lia , fare la lunga fila , occupando un lungo tratto di Via Tommaseo quasi davanti la Stazione. Nel silenzio senza tanto chiedere anonimamente arriva di tutto da Suor Lia, mangiare e vestire, è una istituzione talmente necessaria ormai che D'Alema allora presidente del Consiglio, fece la sua prima tappa scortato dalle macchine di Stato, quelle azzurre per capirci, proprio da Suor Lia. Fu per la sua campagna elettorale un colpo furbo , fece rumore e stupì tanto. A me, per inciso, che già sapevo D'Alema in tante cose e seppure votassi da quella parte, la cosa il gesto m' infastidì, provai ancora più distacco verso l'uomo politico di sinistra più bravo ma sentivo per averlo visto in altri frangenti un certo senso di timore, freddezza-calcolatore anche nei sentimenti più profondi. Ad Anna quel giorno non chiesi nulla. Anna parlava sempre con paura come se fosse in un antro di Sibilla della depressione femminile e in particolare della madre laggiù nella sua terra. Mi diceva sempre che ogni traguardo di vita raggiunto ogni decisione ogni conquista le era costata una settimana di rancore da parte della madre. Si chiudeva muta a piangere, diceva Anna, nella sua camera e inchiavata la porta non parlava con alcuno specie con lei. Parti da Pizzo e arrivata a Padova prosegui negli studi sempre ottenendo il massimo dei voti. Oltre il lavoro presso Suor Lia aveva come recapito una delle Case dei vari ordini monacali qui sotto i portici di Via beato Pellegrino, una stanzetta dentro quei palazzi lucidi, Anna teneva i suoi libri ed i pensieri. Quando si laureò venne ad abbracciarmi all'aria aperta proprio davanti la Wiennese. Era una ragazza splendida con l'aria di maestrina laica che sempre dava consigli su tutto dalle letture alle civiltà sepolte. Prima di partire per Parigi ella mi sconsigliò ripetutamente col dito e disse più volte: "...no Dario , Parigi no ,... è cupa" . Ricordo l'espressione ed il sorriso preoccupato quando ripeteva Parigi cupa.
Io feci di testa mia ormai avevo deciso. Quando tornai nulla mi chiese e si riprese a frequentarci come prima senza mai nominare nè la Francia e, men che meno Parigi che sembrava le facesse paura. Un giorno per strada le chiesi quale dei due preferiva tra Camus e Satre ed ella mi diede una risposta distruttiva come se avesse dentro un presagio qualcosa di nascosto che non osava dirmi. Anna quando vedeva le "sorelle tutte più anziane", in fin dei conti aveva solo 32 anni , per il fatto di non avere ancora preso i voti, diventava seria e distaccata. Mi spiegò più volte che era una suorina laica ma tra noi si parlava di tutto e di tutti. La sua apparente allegria tutte quelle effusioni dettero fastidio all'Ordine tanto che un giorno fu trasferita in Toscana a reggere un collegio di bambini. Per Padova, le sue " sorelle", Anna era troppo rivoluzionaria, era sempre in movimento, tra preghiere, studi e lavoro e scombussolava il loro perenne silenzio anche per strada. Mi salutò senza dir nulla, senza piangere apertamente, anzi finse di ridere e quando arrivò alla nuova sede mi scrisse ch'era felice. Ora mi scrive mi racconta , mi parla delle sue giornate, dei bambini, dei traguardi. Per le ferie di agosto è andata giù dai suoi in Calabria. Ha fatto i bagni al mare e si è rasserenata. Sempre mi chiede di dare acqua ai fiori bianchi che non le diedi quando partì, che quando passo accanto al Cupolone, così Anna chiama la Basilica del Carmine guardo e penso a lei. In cambio ogni mattina dice una preghiera per me: le mie mi disse valgono il doppio. E' venuta una sera di settembre a trovarmi sempre di corsa sempre uguale. Parlava veloce e bello come sempre ci siamo abbracciati come amici-fratelli, tremanti. Ho osservato a lungo il suoi vestiti qualche segno senza far domande indiscrete: Anna è ancora Suorina laica, non ha preso i voti. Quando ci scriviamo io mi permetto, mi raccomando chè sempre temo diventi suora completa, chè ancora Anna si vede e si sente ragazza.
Io feci di testa mia ormai avevo deciso. Quando tornai nulla mi chiese e si riprese a frequentarci come prima senza mai nominare nè la Francia e, men che meno Parigi che sembrava le facesse paura. Un giorno per strada le chiesi quale dei due preferiva tra Camus e Satre ed ella mi diede una risposta distruttiva come se avesse dentro un presagio qualcosa di nascosto che non osava dirmi. Anna quando vedeva le "sorelle tutte più anziane", in fin dei conti aveva solo 32 anni , per il fatto di non avere ancora preso i voti, diventava seria e distaccata. Mi spiegò più volte che era una suorina laica ma tra noi si parlava di tutto e di tutti. La sua apparente allegria tutte quelle effusioni dettero fastidio all'Ordine tanto che un giorno fu trasferita in Toscana a reggere un collegio di bambini. Per Padova, le sue " sorelle", Anna era troppo rivoluzionaria, era sempre in movimento, tra preghiere, studi e lavoro e scombussolava il loro perenne silenzio anche per strada. Mi salutò senza dir nulla, senza piangere apertamente, anzi finse di ridere e quando arrivò alla nuova sede mi scrisse ch'era felice. Ora mi scrive mi racconta , mi parla delle sue giornate, dei bambini, dei traguardi. Per le ferie di agosto è andata giù dai suoi in Calabria. Ha fatto i bagni al mare e si è rasserenata. Sempre mi chiede di dare acqua ai fiori bianchi che non le diedi quando partì, che quando passo accanto al Cupolone, così Anna chiama la Basilica del Carmine guardo e penso a lei. In cambio ogni mattina dice una preghiera per me: le mie mi disse valgono il doppio. E' venuta una sera di settembre a trovarmi sempre di corsa sempre uguale. Parlava veloce e bello come sempre ci siamo abbracciati come amici-fratelli, tremanti. Ho osservato a lungo il suoi vestiti qualche segno senza far domande indiscrete: Anna è ancora Suorina laica, non ha preso i voti. Quando ci scriviamo io mi permetto, mi raccomando chè sempre temo diventi suora completa, chè ancora Anna si vede e si sente ragazza.
2 commenti:
E' questa storia vera,
triste e peccaminosa da parte mia
innamorarsi vagamente di una suora e provocarla e scriverci ed abbracciarci in piazza
fare pensieri cattivi
e le altre le vecchie del suo Ordine per punizione l'hanno allontanata
pare una storia inventata da mente malata
oppure bizzosa
se non ci fosse di mezzo una ragazza che prega studia lavora e non vuole regalare la sua vita al cielo
si sente viva
ha voglia di esistere si sente donna
questo succede
e magari la gente ride
Ai sentimenti di Anna chi provvede
chi aiuta chi ruba la ragazza di Pizzo Calabro e la libera portandola in un posto segreto
Anna porta un nome bellissimo che il destino ha preparato senza che lei desiderasse altro
Sento rancore e tanto verso questa Società menefreghista indifferente.
dario.
p.s. grazie Giuliana per la pulizia sul mio scritto.
dario.
E mi sento anche vigliacco opportunista insomma avrei potuto chiedere ad Anna - suorina laica- il permesso di raccontare qui di lei
invece non l'ho manco sognato
mi son buttato come un incoscente a raccontare la sua storia
Povera Anna-
combattuta fuggita da Pizzo Calabro ragazza di 32 anni che sente essere donna travestita a metà
in attesa di esser carpita da ragazzo per bene
si vede si sente che ama
ha bisogno di amare anche bambini suoi
ma come fa se nessuno l'aiuta le dà magari uno schiaffo
la sveglia
si può essere anche credenti ed avere un uomo che ti ama ed amarlo
Lei vive combattuta tra queste vecchie suore che biascicano e tentano irose di farle perdere il sorriso.
Anna è donna che ha voglia di vivere,
se nessuno la spinge
se nessuno si fa avanti
finirà forse col prendere i voti e portare il vestito da suora
I sogni di Anna sono incubi.
dario.
Posta un commento