giovedì 4 giugno 2009

CINA - 20 ANNI GETTATI

di Franco Giannini

20 anni sono passati da quel 4 giugno. Mi ricordo perfettamente quel giovane in camicia bianca che osò sfidare i carri armati cinesi, con in mano, a mo di arma, un micidiale sacchetto di plastica, sulla piazza vuota di Tienanmen. Pensavo che quel carro non si fermasse ed invece i cingoli si arrestarono ad un metro dal petto del giovane studente. Si pensava che quel gesto fosse la chiave di volta di un periodo da dimenticare. Invece la "svolta" non c'è stata. Continuano le repressioni. Continuano a fregarsene delle contestazioni occidentali pro-Tibet, di cui tutti ci siamo dimenticati. Oggi due sono le bandiere esposte e scolorite...quella arcobaleno della Pace e quella del Tibet. Continuano ad usare la pena di morte come primo deterrente per la sicurezza del paese e contro la corruzione che anche là non si fanno mancare. Continuano a sbarcarci merce contraffatte e pericolose perché insicure e nocive, che noi occidentali, solo in parte, riusciamo a fermare, incapaci di usare, per motivi economici, quella stessa vigliacca determinazione che invece adoperiamo per "controllare" il flusso dei barconi degli emigranti. Quasi, anzi senza quasi, che la legge economica prevalga su quella umanitaria. Continuano incessantemente e con un lento stillicidio di emigrazione clandestina, la conquista dei mercati occidentali, schiavizzando i loro stessi individui, utilizzando la loro mafia gialla, molto più pericolosa che la nostra, per il controllo di traffici commerciali quasi mai rientranti nei canoni della legalità. Continuano ad acquistare, snobbando quelli che sono i normali prezzi di mercato, con denaro anonimo, senza provenienza, abitazioni, stabilimenti, quando non industrie automobilistiche come avvenuto in USA. 20 anni sono trascorsi da quel giorno, tante chiacchiere si sono spese in quel lasso di tempo che le Olimpiadi si sono rubate, facendoci credere che con esse i popoli occidentali e non, avrebbero avuto una rivincita su questi comportamenti incivili, anti commerciali, inumani. Ci siamo genuflessi, prostrati, ci siamo sentiti superiori a certi atteggiamenti, perché tutte le genti ne avrebbero avuto beneficio. Invece, siamo rimasti succubi, timorosi, di questa pericolosa "peste"che non è certo quella suina, bensì quella della "febbre gialla". Quel capitalismo che sparla ogni giorno del comunismo, in occidente, ogni minuto secondo, in oriente, è disponibile a cambiare casacca e vendere ideali figli patria e bandiere, per un contratto commerciale che gli procuri guadagni. Se siano lordi poi non interessa. Però domani, qua da noi, sai quanti discorsi carichi di retoriche falsità verranno sciorinati ben sapendo che resteranno solo parole al vento, perché i cinesi non le ascolteranno mai, in quanto ancora una volta, la censura è già scattata. Noi occidentali su questo, si sa, siamo i migliori. Un' unica speranza ci resta: le dittature, qualunque esse siano, la storia insegna, prima o poi, sono destinate a cadere...e con loro, in maniera impietosa, anche i dittatori.

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