venerdì 26 settembre 2008

VEDUTE DALLA PUNTA DEL MOLO……







di Franco Giannini

Nuvole scure, sollecitate da “educate raffiche” di vento si alternano a squarci di sereno di un azzurro intenso con flash di raggi di sole, che se non danno un calore all’ ambiente, quanto meno te lo fanno sentire interiormente. Insomma un pomeriggio che ti fa sentire un po’ più “ben disposto” verso tutto e verso tutti. La giornata ideale per fare quattro passi alla “Punta del Molo”.
Superato il lugubre sottopasso pieno di graffiti e non solo, sbuco vicino il molo, dove d’avanti alla “Capitaneria”, oltre il Misa, quattro operai stanno lavorando alla chiusura della vecchia imboccatura che dal fiume introduceva al porto peschereccio.
Oggi non è più così, il porto non si chiama più “porto canale”, bensì, più pomposamente “Porto Turistico”. Un angolo verrà riservato alla decina di vongolare, alle due o tre barche da pesca e ad uno sparuto numero di barchini, gli ultimi eroi dei pescatori senigalliesi. Sullo sfondo di questo scenario, a sinistra i ruderi del vecchio Cantiere Navale, al centro, lo snello emblema, di una “Senigallia industriale”, saettante verso il cielo, la ciminiera della ex-Italcementi e per finire, più a sinistra l’ immagine dell’ opulenza, di quel turismo che in molti auspicano, ma che tarda ad arrivare se mai arriverà: le barche da diporto il cui maggior valore si identifica con un maggior anonimato del proprietario. Sullo sfondo degli alberi oscillanti delle barche a vela ormeggiate, si intravedono le cinque carcasse degli scafi arrugginiti di un’ incompiuta commessa di pescherecci per il terzo mondo, che un fallimento ha fatto naufragare in terra.
Oltrepasso il ristorante Uliassi, rinomato e frequentato da vip, di cui, senza che il proprietario e chef lo sappia, sono costretto a fare da segretario, perché per qualche motivo tecnico telefonico, forse il numero telefonico è similare, ricevo continuamente prenotazioni, che gentilmente dirotto.
Sotto il Faro bianco-nero, oggi ci sono diverse auto parcheggiate. Auto con portapacchi posti sul tettino, diciamo più furgoni che auto, sportelli posteriori aperti, nel cui interno, ben sistemate, tavole da surf multicolori, corde, mute ed attrezzatura varia.
Eh si la giornata è favorevole per un’ uscita in mare. Vento, sole anche se a sprazzi, temperatura accettabile, ma soprattutto l’ essenziale per il divertimento di questi giovani surfisti: i Cavalloni.
Saranno una decina quelli che dondolandosi a cavalcioni della loro tavola, inguiainati nelle loro mute nere, all’ altezza della punta del molo, attendono pazientemente, perché qui è più forte il gioco del vento e di conseguenza anche la corrente produce i cavalloni più impetuosi e di maggior altezza. Quando arriva l’ onda giusta, eccoli come spaventati, allungarsi sulla tavola, remando velocemente con le braccia verso riva, inseguiti dal cavallone. Appena raggiunti, ecco che con uno scatto delle reni sono in piedi sul surf in un apparente difficile equilibrio ma solo per chi li guarda, e sulla cresta dell’ onda arrivano fin che la forza del moto ondoso scema fino a raggiungere il minimo livello. Ed allora con calma, eccoli che felici di aver cavalcato l’ onda riprendono a remare con le braccia, questa volta, però, verso il largo.
Proseguo anch’ io verso la punta del Molo ed ecco in lontananza, proprio sulla punta, dove il Misa getta le sue acque in mare, quando ne ha, un gruppo di persone che osserva il sali e scendi della “Bilancia”. Sul lato Rotonda, ci sono vari “casottini” adibiti a luoghi di pesca con la bilancia. Ora sono vuoti, frequentati occasionalmente dai loro proprietari oramai avanti con gli anni. Sostituiti da facce più giovani, non certo interessate alla pesca, neppure interessate ad aspirare aria marina, interessate ad altri profumi, che solo (e vorrei che fosse il solo) nel migliore dei casi è quello del…. Borotalco.
Giunto sulla Punta del Molo, un braccio metallico azzurro, con un verricello, sta abbassando la “Bilancia”, dentro un secchio, seguendone la circonferenza, un’ anguilla si attorciglia in continuazione, facendo sussultare solo meccanicamente perché ormai morta, una “Baldigara”. Tutta la misera pescata-passatempo di due pensionati.
Mentre osservo i loro movimenti e le loro battute, sento un borbottio che viene dalla mia destra, dal lato Rotonda, più sollevato rispetto il molo. Allora mi giro e vedo una coppia di anziani che sono davanti alla scultura della “Penelope” senigalliese, sotto il cui busto sono innumerevoli lucchetti ossidati dalle intemperie e dalla salsedine, concatenati uno all’ altro, pegni di amori duraturi o ormai finiti. Non so come questi due anziani siano saliti fin lì, perché chi conosce il posto, sa che si sale attraverso dei gradini non proprio comodissimi, tenendo presente anche l’ età dei due visitatori.
Chissà il perché saranno saliti fin lì, chissà cosa si saranno detti o pensato. Certo che ai loro tempi, non c’ era bisogno di un lucchetto per suggellare un patto d’ amore….oggi invece, a quel che pare neppure più basta.

12 commenti:

www.dariopetrolati.it ha detto...

Bel pezzo Franco,veramente incantato,pensavo e l'ho dovuto rileggere chè mi è piaciuto come lo hai steso eppoi i posti che descrivi,con civetteria ed anche se sei preciso ho faticato , colpa mia, a riconoscere la " mia Senigalietta".Nomi e passi eh. si è proprio vero che le "svedesi" non ci sono più,così da come ne parli mi sento straniero,addirittura manco l'odore del mare si sente e mi hai lasciato addosso una malinconia, non per tua colpa chè il tempo troppo passato mi affatica a ricordare cosa?.
Vedo le foto a colori e mi descrivi in particolari la punta del molo che non era così quando c'ero io.E la Giuliana che dice,anconitano-anche se amico ti sei impadronito dei posti che pensavo non mi tradissero.Ora sei tu che vedi e pensi e respiri laggiù ove io credevo per sempre anche la natura ed i massi del molo mi aspettassero.
Smetto chè mi hai messo il magone:
come tutto è passato!!!.
dario.

LorenzoMan ha detto...

Sono legato a doppia mandata a tutti i luoghi che hai descritto, forse anche qualcosa di più. Mio padre è nato lì, "al doc" come diceva lui. E' stato capo cantiere del SEP, poi ha lavorato in quell'edificio arancione dove aveva sede la Lega Navale.
E' stato uno dei dirigenti del vecchio Club Nautico, che per me è stata una seconda casa.
Io gli sono andato dietro. Sono cresciuto dentro il cantiere navale perchè amico del figlio del custode. Aspettavamo l'uscita degli operai, alle cinque, e poi quello era il nostro parco giochi.
Facevamo spesa (e merenda) nello spaccio e, orrore, mangiavamo i gamberetti fritti pescati dentro il porto, dopo un paio d'ore di "spurgo. Non saranno stati più dannosi della polvere bianca che usciva dai "camini del cement'". Ho lavorato lì 5 mesi, quando ormai il cantiere SEP era agonizzante, e con dispiacere l'ho visto morire.
Ho diretto i lavori di ristrutturazione del Faro, dell'Ufficio Locale Marittimo e dell'ex ufficio di mio padre, seguendo spesso disegni fatti da lui anni prima. Era il suo mondo, glielo dovevo. Il primo capannino di legno, vicino alla scalinata, era nostro, in società con altri. Lo abbiamo disegnato insieme e poi costruito.
Quante serate abbiamo passato a pescare lì, con i miei e suoi amici. Io e lui, cane e gatto, abbiamo questo pezzo di città che ci ricorda insieme, tra una cagnara e l'altra.
Ci sarebbero ancora tanti ricordi, ma adesso basta sennò mi commuovo. Grazie per questo pezzo e per come l'hai scritto.

Franco Giannini ha detto...

Non potevo pensare mai che un simile post vi potesse colpire così tanto. Non vi dico che i vostri gentili commenti mi hanno lusingato non poco.
Mia moglie mi ha sollecitato, ma senza dubbio ne sarete a conoscenza che con un semplice click sulle foto siete in grado di ottenerne un ingrandimento, che dona alle immagini una visuale più veritiera del il discorso che ho aperto.
Da tenere presente, però, che la macchina con cui ho fermato le immagini è un "barattolino" pagato 10 € con una offerta fatto su catalogo ed il fotografo, neppure lui è un operatore professionale..e questo lo si vede.

Unknown ha detto...

Cari amici,
ho abitato per anni al quartiere Porto, in via Annibal Caro e il "camin del ciment" è stato per tutta la mia infanzia assieme al suo gemello ormai abbattuto, la sentinella dei miei antichi giorni invernali.
Ricordo che Lollo abitava vicino a casa mia sopra la mitica Baby Brummel e che sicuramente era molto più integrato di me nel tessuto senigalliese. Io abitavo parte dell'anno in campagna dai nonni perchè i miei lavoravano e parte dell anno a Senigallia. Nonostante questo però mi sono sempre sentito senigalliese del quartiere Porto e sono affezionato persino ai due scafi senegalesi di cui Franco parlava nel post. La mia via più frequentata era comunque Via Carducci che ora stento a riconoscere. Una via che è diventata un ghetto, dequalificante sia per i senigalliesi che per chi ci abita ora. Una via dimenticata. Il post di Franco mi ha accesso ricordi che per troppo tempo stanno sopiti. Quando osservo il mare nei giorni di tempesta dalla punta del molo e sembra che questo boato a momenti ti risucchi mi sento bene. Mi giro dall'altra parte e guardo lo Skyline di Senigallia sullo sfono e mi vengono i brividi, anche se non c'è niente di speciale e se Senigallia non è Firenze quello skyline rappresenta tutta la mia vita. Passeggiate lungo il corso quando non si andava a scuola, corse sulla spiaggia, amori, morte.
Penso cosa possa rappresentare tutto ciò per Lollo che in quel chilometro quadrato ci ha passato ogni singolo giorno della sua vita.
Io ho diviso la mia tra un campo ai bordi del fiume Cesano che un tempo era aperta campagna e che ora è quasi periferia di Senigallia e il quartiere Porto di Senigallia e ora il quartiere Saline. Amo i miei luoghi ed è per questo che mi incazzo quando vedo saccheggiare, imbruttire, calpestare la mia vita e i miei ricordi. Vi saluto e vi abbraccio.
Quilly

www.dariopetrolati.it ha detto...

Ciao Franco,
prima di ogni cosa salutami Giuliana,poi veniamo al tuo bel servizio su quella Senigallia che tanto mi colpì ieri sera,ne ho parlato con Olga e stamane osservo che anche altri ,Lorenzo che ormai conosco,Quilly,sono rimasti positivamente colpiti dal posto-posti di cui hai parlato ed anche fotografato.Certo che io quasi non ricordo e non so certi nomi,comunque a parte il fattore positivo che hai toccato i nostri sentimenti-ricordi,la commozione è stata un pò vigliacca chè ricordare è sempre immalinconirsi e vedo che tutti hanno un buco un qualcosa dove hanno trascorso giorni ormai lontani.E ci si commuove,che brutte bestie siamo noi in natura,basta tornare a luoghi infantili e tornano a mente tante cose che viene voglia di sfogarsi,poi invece commettiamo atti cattivi in cui non ci riconosciamo.Comunque non ti rinnovo i sinceri complimenti, solo che porca miseria a forza di ricordare mi sento sempre più giù.Voi almeno potete vedere i posti, io quassù............eppoi siete assieme,mah.la cosa fa parte della natura così imparo ad essere più realista ed altruista.
Salutami per favore Giuliana ed Olga ricambia,di Quilly so nulla e non ho confidenza,a Lorenzo, quasi mi pare di conoscerlo un pò a poco a poco.
Auguri a tutti-tutti,
ora chiudo l'ufficio che sono colmo di raffreddore.
dario.

Andrea Messersì ha detto...

veramente un bel pezzo come dice Dario !
non ho potuto fare a meno di commentare dato che seguo il blog da alcuni mesi e ne apprezzo entrambi gli scrittori ......
il molo e tutta l'area portuale con particolare riferimento al marina dove c'è la mia barca vela dal giugno '90 sono il mio territorio anzi il mio "regno"
sentimentalmente parlando .....


in realtà di senigalliesi amanti dei lughi descritti da Franco dovrebbero essercene migliaia ma forse sono un'illuso .....

stessa cosa per il MARE .....
ma per me il sentimento, in questo caso, è ancora più grande ....



(colgo l'occasione per salutare Lorenzoman (eri davanti a me alla cena dei bloggers: mandami una mail!) ed anche Quilly .... )

Franco Giannini ha detto...

@ quilly: contraccambio l' abbraccio ed i saluti.
@ skipper: Un grazie per l' apprezzamento del post. I complimenti quando sinceri sono sempre graditi. Deduco che siano sinceri proprio perchè, pur leggendoci, dici di non aver sentito, fino ad oggi, la necessità di commentare.
A me fa immensamente sapere che qualcuno mi/ci segue con curiosità, interesse ed affetto...e questo mi basta.
Come è avvenuto giorni or sono con una fedele, (silenziosa so che ti ha fatto ridere quindi non lo ripeto !) lettrice, che si firma FEDE, e che colgo l' opportunità per salutare, mi basta conoscervi anche uno alla volta, semplicemente per sapere chi c' è dall' altra parte che mi segue.
Del resto spesso anche io, leggo, critico o condivido, ma non commento. Quindi non posso pretendere che gli altri si comportino diversamente, ma è sufficiente saperli lì....pronti a farlo quando ne sentiranno veramente la necessità.
Grazie ancora.
@ Lorenzo
Alla fine, quel caffè dovrò offrirtelo io...tutti amici tuoi: Fede, Quilly ora Skipper...comincio proprio a pensare che questi "miei lettori" seguano di più i tuoi commenti che i post propriamente detti...
Un grazie anche a te.

LorenzoMan ha detto...

No, il merito è vostro. Siete una coppia complemetare che riesce a scrivere post a volte molto vicini alla mia idea di giornalismo, a volte alla narrativa ed a volte alla poesia.
Qualcuno pensa siano troppo lunghi, ma a me piacciono così.
A proposito, presto vorrei provare a contattare l'amico professore di cui mi hai parlato.

fede ha detto...

E' vero, franco, se ho iniziato a seguirti è grazie a Lorenzo. Ma se sto continuando a farlo è per merito vostro che scrivete delle cose a me molto vicine e in maniera incantevole. In particolare questo post mi ha ricordato che l'ultima volta che sono passata vicino a quei capannini di legno era il lontano inverno del 1991 e lì ho consumato tante delle mie lacrime che non ho più avuto voglia di passarci, neanche quando mio figlio mi ha chiesto di andare a vedere come funzionavano qulle reti da pesca.
Grazie a te presto farò una passeggiata da quelle parti e farò vedere al "mio fede" quanto è rimasto della vecchia punta del molo.
Scusa se mi permetto di darti del "tu" ma mi viene spontaneo!!
fede

Franco Giannini ha detto...

@ FEDE
Che tu mi dia del "tu" non mi può che far felice facendomi sentire meno "anziano". Se sei amica del buon Lorenzo, ritengo che tu sia quasi coetanea, quindi potresti essere mia figlia (io ne ho uno di 34 anni).
Mi sentirò ancor più orgoglioso, quando mi scriverai, se lo vorrai, informandomi che sei ritornata in quei luoghi che per tuoi motivi personali non riuscivi più ad avvicinare.
Seguimi ancora, se ti fa piacere, perchè credo che continuerò nelle mie passeggiate.....tra ricordi, incurie, "nuovo inutile" che avanza.

fede ha detto...

ore 16:30 del 02.10.2008
"mamma, chi ha portato questi grossi sassi, il mare?"
"mamma, perchè i pesci si fermano proprio sopra queste reti?"
"mamma, perche noi non abbiamo una casetta di legno come queste?"
"mamma, posso provare a tirare su io la rete?"
ore 21:00 del 02.10.2008 sotto le coperte:
"mamma, domani torniamo a vedere le casette di legno con i pescatori?"
Caro, Franco, come avrai capito ho portato Federico sulla punta del molo; non è stato difficile, forse grazie a mio figlio che mi ha distratto da tutti i brutti ricordi, ma sta di fatto che ho provato delle belle sensazioni.
Ma la cosa più importante è che quello che credevo aver perso in quel brutto periodo in realtà so che sarà presente per tutta la mia vita!
Grazie di cuore, Franco.
Fede

Franco Giannini ha detto...

@Fede
Sembra che siamo uniti dalla F.
Fede, Federico, Franco...Fortunato Federico di aver vicino una mamma come Fede. Fede fortunata da avere un piccino così sensibile.
Vi vedo entrambi Felici giocare nel lettone....
Grazie Fede per le tue gentili parole che mi hanno fatto e mi fanno immensamente piacere.
Un bacione a Federico ed un caro saluto ad entrambi