venerdì 12 giugno 2009

GIOVANNI UN SENIGAGLIESE SENZA UN "PAPI"



di Franco Giannini

...Ma quando si dice il caso...!!
Ieri (11 Giugno) ero anche io in notevole anticipo sull'orario di un appuntamento e non sapendo come colmare questo vuoto temporaneo, mi è venuto a mente che avrei potuto partecipare ad una festa di compleanno in cui ero stato invitato . Il festeggiato non era però né una velina, né tanto meno un minorenne. I regali portati in dono non erano di valore come può esserlo un braccialetto di fattura, ma erano sicuramente più utili a chi ne beneficiava. La mamma ed il babbo, non erano e non potevano del resto essere presenti, per ragioni evidenti dei dati anagrafici, che darò in seguito. Ma c'era anche in questa festa di compleanno, se solo qualcuno lo avesse voluto e cercato, tanto personale di "camera", "sala" e "cucina", a cui stringere la mano e con cui farsi fotografare. Si farsi fotografare perché non mancavano neppure le macchine fotografiche ed i flash dei telefonini. Arrivo a dire che non mancava neppure l'orchestra con il cantante. Oh !! di certo non era il celebre (?) Apicella, ma un altrettanto, solo più umile, duo di recente costituzione: la "Francy & Renzo Band" . Si festeggiava alla Casa Protetta di Senigallia, già ex IRAB, il 70° compleanno di Giovanni. I giornalisti veri, a libro paga di papi, avrebbero, a questo punto, scritto: "...che chiameremo Vittorio , per motivi di privacy...". Qui invece non sono dovuto ricorrere a questo mascheramento, perché non c'era assolutamente bisogno, non c'era infatti nulla di cui vergognarsi. Questa che vi racconto, quindi, è una storia vera di cui voglio fare dono. Una storia, questa di Giovanni, strappalacrime, che mi ha raccontato con estrema dignità e con una punta di orgoglio per essere riuscito, in questa sua vita tormentata, a colmare un vuoto che lo ha sempre tormentato. Figlio di Mazzolani Vittorio e Gasparetti Wanda, Giovanni Gasparetti, classe 1939 e più esattamente l' 8 Giugno (il compleanno è stato festeggiato l'11 per motivi di carattere logistico) viene alla luce, prematuro, all' Ospedale di Senigallia. La mamma, forse spaventata da questa nascita prematura che riteneva avesse potuto intaccare la salute del neonato, dopo appena 7 giorni lo abbandona. L'abbandono dà subito atto alle procedure legali per l' affidamento del nascituro al brefotrofio con il cognome della madre. E qui Giovanni rimane fino al febbraio del 1947, quando decidono di trasferirlo, quasi che fosse un pacco postale, in un brefotrofio della Capitale. Il soggiorno romano non è più duraturo di quello senigagliese, ed infatti nel 1952, dopo 5 anni di permanenza, l'organizzazione istituzionale del tempo (rimasta disorganizzata anche ai giorni nostri) decide di riportare "il pacco" a Senigallia. A questo punto una mente normale, supportata da sentimenti caritatevoli, visti i gestori di questi istuti, avrebbe dovuto ritenere consono fermarlo nella sua città natale. Ed invece no. Dopo neppure 6 mesi, il 28 Gennaio del '53 gli assegnano un'altra destinazione: questa volta è un istituto della CARITAS del piccolo Cotolengo di Modena. Qui come si può ben immaginare c'era di tutto....fortunatamente, si fa per dire, riesce a guadagnarsi "un posto lavorativo" all'interno dell'istituto...non retribuito, ma che gli permetteva piacevolmente per lui, almeno di rendersi utile, dote questa che poi le è rimasta e che ancor oggi usa per soddisfare le richieste degli "Ospiti" dell'attuale Casa di Riposo e di tutto lo staff del personale. Ma anche questa permanenza era destinata ad un altro trasferimento. Ed infatti nel '73 faceva rientro a Senigallia, quale ospite definitivo dell'allora IRAB. Nel periodo modenese, gli avevano proposto di prendere il cognome paterno, ma lui, o per un innato senso d'orgoglio o perché non sufficientemente istruito sui meriti di detto passaggio, rifiutava (rinunciando, definitivamente senza saperlo a quel titolo nobiliare paterno di Barone, anche se decaduto, che gli sarebbe spettato di diritto, come ne aveva beneficiato il fratello Vittorio) preferendo mantenere quello della mamma. Una volta a Senigallia, il richiamo del sangue, gli faceva sentire la necessità di incontrare e conoscere questa madre che lo aveva abbandonato, la necessità di costruire il percorso a ritroso di quella che chiamavano vita, la necessità di conoscere anche quel fratello più giovane di lui di un anno. Attraverso indagini svolte nel comune di Senigallia e in quello di Modena, riusciva finalmente a rintracciare, grazie al suo impegno e forza di volontà, e conoscere questa mamma, con la quale, pur continuando a vivere in quella che ormai era divenuta la sua definitiva Casa-Famiglia, ha intessuto ottimi rapporti filiali, fino al giorno del suo decesso. La stessa cosa è avvenuta nei riguardi del fratello che invece aveva beneficiato del cognome paterno ed era riuscito a costruirsi un percorso lavorativo, a lui invece sempre negato, quale infermiere all’ Ospedale cittadino. Giovanni, questo piccolo grande uomo, dalla camminata fatta di tanti brevissimi e veloci passi, quasi un susseguirsi di scatti procuratigli come da una molla interna, un connubio di riservatezza, cortesia, educazione, disponibilità, non è un ospite “chiuso”, ma lo si può incontrare con facilità in giro per Senigallia. Una volta era un “cliente “ del bar Memè, poi del bar dell’AVIS entrambi poi chiusi per cessata attività, ed allora ha spostato il suo luogo di ritrovo nella pizzeria Mancinelli e al bar Italia. Sempre ordinato nel vestire ed amico di tutti. Lo ricordavo simpaticamente, quando un paio di anni fa, o forse anche più, in una fredda giornata febbraiola di carnevale, mascherato da “Zorro” seguiva i carri allegorici, festoso e lieto di poter partecipare in maniera fattiva. Ieri pomeriggio. ho sostituito questa immagine, con quella più attuale di un Giovanni altrettanto festoso, a capotavola (vedi Foto), in giardino, circondato dai suoi “angeli bianchi” e da tutti gli “Ospiti della Casa” che gli facevano festa: in quella Casa che dal ’73 è oramai ospitata tutta la sua numerosa "famiglia" non di sangue, ma sicuramente di affetti.. Sul tavolo, oltre ai segni del rinfresco, pasticcini e bevande, pacchi e pacchetti dono: una borsa in pelle nera, un pigiama, una camicia, un profumo, una copertina della Domenica del Corriere montata su vetro e datata 11-17 giugno 1939 ed altro ancora. Lui, impeccabile quanto emozionato, non riusciva a contenere l’entusiasmo. Ogni tanto si alzava, impacciato da quelle sue mani che non sapeva dove e come mettere: allora una volta le posizionava sulle tasche dei pantaloni, ora dietro la schiena, imbarazzato dai tanti complimenti, dagli abbracci e baci che riceveva dalle OSS, dal personale ausiliario, dalle volontarie, dai famigliari degli “Ospiti” della Casa. Non potevano mancare per fargli gli auguri il Vice Presidente della Casa, affiancato dal Segretario. Immancabile la leader delle volontarie,.. DJ,... ballerina,... animatrice di tutti gli eventi della Casa, quella che è da tutti conosciuta più semplicemente come la Giorgia. Ed allora, che dire di Francesca, che malgrado un piccolo e fastidioso malanno, è intervenuta ugualmente, come già detto, passando dal solito abituale servizio di sala a quello di cantante ? Sovrintendeva, con l’occhio di un’istitutrice tedesca, finché il tutto filasse via “liscio” la responsabile della Casa: Maria Grazia. Per un pomeriggio, Emanuela, la fisioterapista, abbandonati i pantaloni e maglietta bianchi della divisa di lavoro, aveva indossati quelli più femminili ed idonei per presenziare, quale famigliare acquisita di Giovanni. Si perché è così che lui la considera. “E’ la più buona con me” anche se subito quasi pentito, timoroso di aver mancato di rispetto alle non nominate, aggiungeva :”…ma anche tutte le altre mi vogliono bene…” . A questo punto, sadicamente, ho abusato della sua ingenuità e disponibilità e gli ho buttato li altre domande per farlo sbilanciare : “…e la più bella, chi è ?” La risposta immediata è stata :” Serena…è la più giovane”, ed ancora “…e la più simpatica ? risposta:“….ma la Marisa…sempre così allegra!!”. " ed ancora :"...e quella che canta meglio ?", sorride bonariamente “…manco a dirlo…, ma è la Francesca…senti come canta “Mamma”…!!”. Effettivamente, girandomi di fianco, Sante, un Ospite della Casa, si stava asciugando le lacrime per la commozione che questo motivo le aveva trasmesso. Zelinda, un’altra delle Ospiti, vicino alla postazione musicale, sorreggendosi alle maniglie della sua carrozzina, in piedi, si lasciava andare ad un piacevole dondolio a tempo di musica, che sicuramente le rammentava i tempi giovanili dei balli domenicali. Non so il “papi” che cosa possa aver ricavato dalla famosa festa di compleanno, però sicuramente so quello che io ci ho guadagnato: una lezione non da poco fatta di umiltà, serenità, dignità, come oggi è difficile poter assistere. Sarebbe stata, invece, un toccasana, per queste attuali generazioni, perennemente insoddisfatte e per questo sempre stressate.

5 commenti:

www.dariopetrolati.it ha detto...

Se non ci fossi tu
Franco
forse i nostri si rivelerebbero solo inutili giochi
Spesso ci riporti a terra e ci dai una spinta buona ci svegli e mostri la verità

Fa rabbia e molto più sapere che tutto esiste e noi magari chiudiamo gli occhi

Quello che fai va esclusivamente a tuo merito

Attenti però che il paradiso non c'è e quello che Franco dice e fa è solo dovere civico
noi siamo spettatori e basta.
dario.

Franco Giannini ha detto...

Se non ci fossi io...sicuramente ci sarebbe più spazio...e qualcun' altro al mio posto !! Sempre troppo buono nei miei confronti...Dario.
Si lo so, il Paradiso non esiste, ma non è che lo faccia, quel poco che riesco a fare, per guadagnarmi una poltrona celeste. Odio tutti coloro che lo fanno per una concretezza, su questo lettamaio in cui viviamo, che il scimiottarli per una possibilistica poltrona, mi farebbe sembrare il mio comportamento, oltre che corrotto, anche stupido. Lo faccio invece solo per un motivo, che io reputo sia di origine egoistica, solamente perchè ascoltando, vivendo, aiutando certi esseri, che ormai di umano (in molti casi) hanno solo le sembianze,quando esci di là, ti fanno sentire più ricco...e non certo in senso economico. Ma vedi, di questi problemi, sono in molti a parlarne, sono pochi quelli che fanno, pochissimi a dire quello che effettivamente pensano (Stupidi e per di più con l'aggravante della vigliaccheria) : la vecchiaia è un peso per la società!
Io non dico quello che molti per retorica affermano che essa, la vecchiaia, sia un motivo di arrichimento per la nostra società, ma è un dato di fatto...che malgrado i lifting, il silicone, le creme al botulino, la chirurgia plastica...prima o poi tutti, salvo quelli che non trapassano prima, questa strada devono percorrere...ed allora è meglio, per tempo, cominciare a pensare di cambiare atteggiamento e comportamenti...se non per altro, almeno per un sempre vituperabile senso di egoismo.
Pensateci gente...pensateci !!!!

Anonimo ha detto...

Grande Franco, leggere tutto questo mi fa sentire piccolina nella mia ricerca di riposo di quel radioso pomeriggio... avrei potuto intervenire ed invece ho preferito crollare a dormire... sigh, sob... ma il Grande Giovanni ho il privilegio e la gioia di viverlo quasi ogni giorno ed è un grande, grandissimo Dono...
grazie ancora Fra

Anonimo ha detto...

ciao Franco, ti commento un post vecchissimo, ma volevo che rimanesse da qualche parte che a Giovanni volevo molto bene, che ne conserverò sempre il ricordo e che mi manca la sua compagnia.
Laura

Franco Giannini ha detto...

Lo so Laura, per altri comunque il post sarà vecchissimo, non per noi!
Anche io avrei voluto scrivere qualche cosa, ma avrei fatto il torto a tanti altri che in questi ultimi mesi lo hanno preceduto e che io conoscevo tutti di persona. Ma del resto anche alla Casa Protetta ogni tanto avviene un ricambio generazionale. Ora sono rimasti tutti i giovanissini....una solo centenaria a novembre ((se non vado errato) alcune intorno ai 90 e poi tutte le altre, intorno agli ottanta...ragazzine/i!!