domenica 21 agosto 2011

L'INDICE REALE DEL MIB ?? LA RESSA AL MONTE DEI PEGNI !!









di Franco Giannini

non oro alla Patria, ma per sopravvivere...

Ma cos'è questa crisi ? è una canzone del 1933 scritta dal Commendatore Rodoldo De Angelis e che poi fu portata al successo dal noto Petrolini. Sono passati appena 78 anni e sembra di una attualità stupefacente. Sia per l'ottimismo contenuto, che mi ricorda qualcuno che predicava di spendere con il sorriso sulla bocca e che oggi invece ha il cuore che gli sanguina per le decisioni che è “costretto” a prendere mettendo le mani nelle tasche degli italiani. Sia per le regole in essa contenute per far fronte alla “crisi”.

Giornali, televisioni, radio, web, ogni giorno ci bombardano con nomi, quotazioni delle “Borse”, gergo finanziario regolarmente in inglese. Imbambolano la maggior parte dei lettori ed ascoltatori, con termini assurdi messi lì, almeno io lo ritengo, perché gli uomini della strada (che sono la maggioranza) non possano e non debbano proprio comprendere. Ed allora leggi e senti parlare di: Eurobond, di indice Stxe 600, Rating, JP Morgan, PIL, Tobin, Spreed, Asset, Dow Jones, Nasdaq, ecc... e si potrebbe continuare a lungo! Ad ingarbugliare ancora di più quelle poche idee che il cittadino normale ancora ha, ci pensano poi gli “Economisti”, e parlo di quelli con una laurea in materia in tasca. Tutti con la ricetta infallibile per superare questa crisi, che però invece di guarire, spande i suoi germi contaminando anche paesi che sembravano fossero immuni da tale malattia, perché vaccinatisi con lungimiranza. A questi si aggiungono anche gli “Economisti” politici, magari alcuni senza una laurea in materia economica, ma dotati di molta alterigia e supponenza che dall'alto dei loro piedistalli fatti di democrazia da Marchese del Grillo affermano che “ Io (loro) sono io e voi (noi) non siete un c...o”. Loro sono Politici, infatti e non semplici Tecnici!

Poi scorrendo le pagine di un giornale, comprendi, secondo un semplice cittadino né Politico e né Tecnico, quanto questa crisi si stia avvicinando a passi da gigante ad una svolta che, sempre io, vedo imminente e pericolosa. Pericolosa per noi, ma anche e soprattutto per loro. Che o non lo sanno o fanno finta di non saperlo!

Dico questo perchè mi rifaccio ai corsi e ricorsi storici delle crisi. A quella del 1873-95 si cercò di “riparare” con uno sbocco attraverso il Colonialismo. Che poi malgrado ciò, sfociò in una guerra che da quella dei mercati finì per trasferirsi e completarsi con quella militare del 1915-1918 e che proprio “grazie” a questa riuscì a portare “avanti” ancora per qualche anno un'economia moribonda e che appunto decedette con la crisi del giovedì nero del 24 ottobre del 1929 con la caduta della borsa di Wall Street. E credo di scoprire l'acqua calda, nel dire che questa fu poi una delle principali cause che ci portò, come “rimedio”, ad un successivo conflitto mondiale. Dopo un conflitto, tutti sono perdenti, c'è sempre un nulla davanti che bisogna però riempire, con una pausa di riflessione prima e poi la ricostruzione, il benessere. Poi il benessere porta all'arricchimento di chi non si accontenta e questo a manovre losche a spese di chi invece si accontentava. Da qui alla crisi il passo è breve ed il cerchio si chiude. Dicevo sopra il “Rimedio”, visto da teste malsane, sfruttanti l'ignoranza della moltitudine ... ed il timore sta tutto nel fatto, da quel che sembra, che l'unica cosa che non ci manca oggi sono proprio queste teste. Infatti sembrano non tener conto che le masse non si lasciano più sfruttare, perché si sono erudite e svegliate. In molti di quei paesi considerati dormienti, la sveglia è suonata. La gente non è più disponibile a fare guerre per il bene e la stupidità di pochi. Se ci sono da combattere battaglie e anche morire in piazza, beh!! che non sia quella delle varie Piazze degli Affari. Oggi c'è consapevolezza del momento cruciale nostrano e mondiale, c'è rabbia contenuta per l'incapacità di coloro che dovrebbero condurci sui sentieri impervi di una globalizzazione impossibile ad arrestarsi e che malgrado la loro impreparazione, ostinatamente continuano a volerci indicare un cammino senza meta.

In una pagina di un giornale, in piccolo, su tre colonne per una ventina di righe in totale, sta contenuta tutta la gravità del bubbone purulento di questa crisi. Non sono i dati delle Borse, che ci rendono chiare le evoluzioni di questa economia, ma quelli contenuti nelle borse (con la b volutamente minuscola) dei comuni cittadini e che si possono analizzare attraverso i loro comportamenti quotidiani, la modifica e l'adeguamento delle abitudini alla crisi, a quel ritorno inconscio a vecchie usanze, come appunto a far le code a quel Monte dei Pegni. Per alcuni parola sconosciuta quanto quelle anglofile usate per illustrare con un' voluta economia di parole, l'economia . Eppure questa forma di finanziamento, nasce e si forma nel lontano 1400 e rotti, si conferma alla metà-fine settecento ed è stata sempre la banca dei poveri in ogni carestia, in ogni guerra e post guerra. E' stata ed è quel famoso ombrello che le banche con la B maiuscola, ti concedono quando non ne hai bisogno e ti negano quando la necessità ti porta a farti “complice” (oggi, con la nuova legge) degli usurai illegali. Illegali si, perché poi ci sono anche quelli legali...ma questo porterebbe ad un discorso pericoloso!!

Nel mondo opulento che fino a ieri (modo di dire!!) ci circondava, dove si confondevano esigenze con necessità, ci si era dimenticati che esso, il Monte dei Pegni, esistesse...ed oggi prima lo si è riscoperto, ci si è ricominciato a rivolgere quasi vergognosamente, poi, come sempre avviene, quando il male diventa comune, la vergogna diventa accettabile pudore e poi la necessità ne fa virtù e ci si mette addirittura in coda. C'è qualcuno che lascia il proprio oro, la propria fede, per far fronte a quelle vacanze che scambia ancora per necessità invece che per esigenza. Altri sono invece, la grande maggioranza, sono alla frutta, anzi neppure a quella, perchè già da un pezzo vi hanno rinunciato. Ed allora lasciano i loro ultimi pezzi di reliquie famigliari, bagnate da lacrime che sono di pianto, perché sanno a priori che non potranno, forse, riscattarle entro il tempo dettato dalle regole che va dai tre mesi al massimo dei 3 anni. Lacrime di pianto, ma queste vere, sicuramente più vere di quelle di sangue che si dice che escano dal cuore di quel coccodrillo politico, che purtroppo ancora ostinatamente ci perseguita, pretendendo di indicarci la via maestra, sbarrata da una muraglia della stessa consistenza di quella cinese.

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