sabato 27 dicembre 2008

UNA FREDDA NOTTATA A PADOVA

di Dario Petrolati

Stufo ed anche nervoso.
Tutto il contrario di quanto suggeritomi per scritto dai medici, affinchè mi rassegni a condurre una " vita normale", continuo, anzi come se fosse per dispetto, a dissolvere ore e giorni, come se ne avessi da sprecare.
Che bello, sento in filodiffusione attraverso la radiolina posta sul cruscotto della mia Panda, Turandot registrata nel 1965 con la bellissima voce del nostro Franco Corelli, non sapevo fosse anconetano, quando lo conobbi a Roma. Oltre la voce aveva un aspetto veramente imperiale e le donne quando lo vedevano in scena a gambe larghe ritto emettere acuti slanguivano tacendo, poi tutti lo chiamarono coscia d'oro.
Era veramente molto bello oltre che bravo.
Ora sta interpretando il terzo atto, quello incompiuto da Puccini, ci pensò l'alunno Franco Alfano a terminare la bella favola del veneziano Carlo Gozzi , potente ed altro tanto che alcuni dirigenti sportivi della RAI, anni fa sfruttarono la musica per farne la sigla del Giro d'Italia, ed era bello vedere velocissimo quel ciclista volare verso l'arcobaleno che rappresentava il traguardo.
Torniamo a noi, senza troppo divagare, cercando di rispettare i semafori, anche se le strade appaiono vuote, vuotissime e lucide per i rimasugli del ghiaccio che la neve ed il rigido hanno lasciato, questo inverno pare davvero arrabbiato, i riscaldamenti vanno a tutto vapore e le bollette si gonfiano, al loro arrivo ci sentiremo anche più poveri.
Passa improvviso, rarissimamente, un piccolo mezzo di quelli guidati " dai rumeni", dicono quassù quando ci scappa il morto, sono diretti verso strade a senso unico, ma a questa ora nessuno vede, controlla, ed allora mi viene a mente quella freddura che non mi fa ridere sui semafori rossi che sono rispettati solo dai marxisti, c'era una volta anche lo spirito dei comunisti che sapevano far ridere, chè oltre a fare le feste dell'Unità, non rubavano ed avevano l'umiltà di avvicinarsi al sapere e cercavano di leggere-leggere, non solo faticare brutalmente.
Meglio non pensarci, eh si il dente batte sempre dove duole.
Taglio per stradine buie con lampadine gialle senza scendere dalla macchina, fuori fa freddo e i vetri debbo sovente pulirli con il panno, tanta è l'umidità, ed il piccolo motore di riscaldamento fa un poco di confusione oltre che farmi respirare aria sfruttata.
Giro a vuoto con pensieri lenti e veloci, ma quasi sempre poco allegri, anche per la stanchezza, ma quando mi prende, allora debbo uscire anche se non c'è alcuno.
Rare le povere donne in bici anche anziane che si dirigono al lavoro, vanno a fare le pulizie degli uffici, scuole, dove di giorno passa la gente e vuole vedere lucido.
A poterla vedere c'è miseria ed umiltà, di giorno la città ha un altro aspetto, per questo allora chi discretamente ha lavorato poi si ritira e lascia lo spazio ai "Siori".
Ormai anche ad occhi chiusi la mia Panda conosce la strada, trovo Via Beato Pellegrino, ed al numero sedici col telecomando apro il grosso cancello in ferro che scorre e si richiude.
Ho visto, con le luci accese, prima di entrare, una lussuosa macchina.
C'erano due giovani amanti che non sentivano nè freddo nè malinconia.
Si vedevano le luci delle sigarette accese, fumavano e discutevano, sembravano dentro un acquario, lei la conosco, abita da ste parti, è molto bella, alta ed elegante, non so che faccia.
Le poche volte che va a spasso di giorno si siede al tavolo del Pedrocchi, nella saletta verde, con le poltrone in velluto e pare aspetti, oppure chissà , magari pensa.
Tra poco andranno ognuno per proprio conto, lei salirà al suo bel appartamento e lui con una sgasata sarà in un attimo giù verso Vicenza.
Ognuno a modo suo pensa ai fatti suoi, la notte non porta pensieri, chi può agisce e vive come vuole.
Il resto è poco, solo contorno, attualmente, anche solo per guardare costa. si paga tutto.
Questa così detta filosofia di vita non mi piace, ed io mi chiudo tra libri e giornali, ascolto la radio chè la televisione mi annoia, leggo e scrivo, ma le conclusioni sono vaghe mi sembrano inutili.
Ho amici lontani e lontano i nostri pensieri comunicano fatti ed eventi sempre accaduti un poco prima.
Vizio di vivere lo penso : bere il caffè alla Wiennese, giretto attorno alla stupenda Basilica del Carmine che c'era già prima che Colombo andasse in America, il Palazzo Maldura sempre generoso coi suoi giardini e colmo di studenti solo e sempre allegri, il bel disegnato Ponte Molino coi suoi cigni galleggainti bianchi enormi, Piazzale Mazzini che pare città dentro la città e via Pellegrino con le sue suore ed i Portici che tutto pare fatto per essere immortalato da un pittore della domenica.
Eppoi arriva il giorno.

2 commenti:

Franco Giannini ha detto...

E si, Franco Corelli era un anconetano doc. Aveva ricevuto i doni del fisico e della voce. Doni di cui non è stato mai egoista e ha cercato sempre di farne beneficiare, con occhi ed orecchie, chi provava il piacere di simili doti. E' stato anche un buon sportivo e militò come canottiere nella SEF (Società Educazione Fisica) Stamura, i cui locali di rimessaggio barche sono ancor oggi sotto la Mole Vanvitelliana al Mandracchio (il porticciolo peschereccio di fronte alla Fiera della Pesca)nel quartiere "Archi".

www.dariopetrolati.it ha detto...

Non dovrei mettere alcuna parola ancora dopo il visto e sopportato nella mia? Padova notturna,attimi lunghi una nottata che io straniero vedo e scopro tanto che gli originari mi guardano come fossi un maghetto della fabulosa contata Città anche della Bisbetica Domata.
Sarebbe il caso che qualcuno per mano con me venisse e respirasse quello tutto che vedo e sento,mi spiacerebbe se come per trucco alla Bustelli d'improvviso ogni cosa cessasse.
Anche la ragazza stupendamente intravista nella veloce e ricca macchina.
dario.