I premi |
La serata con il VIDEO della presentazione, i premi, le motivazioni e le prime tre poesie premiate di ciascuna sezione.
L'avevo lasciata Segretaria factotum del Concorso e me la sono ritrovata, Presidente del Concorso e della stessa ACLI di San Silvestro. Sempre più factotum, sempre più oberata di lavoro, sempre più defilata dietro le quinte, sempre più entusiasta, sempre più perfezionista. Ahh, ho tralasciato di fare il suo nome, dandolo per scontato: la Sig.ra Anna Maria Bernardini.
Come sempre Anna non si dimentica di nulla e di nessuno. Ed allora quest'anno ha voluto inserire un premio particolare dedicato a suo marito, Luciano Belenchia deceduto lo scorso anno a gennaio, che fin dalla nascita del Concorso Cesare Vedovelli nel lontano 2006, l'aveva sempre seguito con entusiasmo attraverso gli occhi di Anna, essendo lui non vedente.
suggestiva location |
E così, senza quasi accorgercene, siamo arrivati all'8°a edizione. Sempre più i partecipanti, come pure le loro località di provenienza, identica la passione, come pure la suggestiva location sul campo sportivo del circolo ACLI di San Silvestro. Discreta la quantità di pubblico considerando la nicchia che la "Poesia" solitamente richiama, ma che comunque la vecchia saletta dell'oratorio non avrebbe potuto contenere.
Al piacere, nonchè alla fatica, di leggersi tutti i lavori pervenuti alla segreteria del Concorso, il difficile compito (vista la bontà di tutte le opere ) della cernita fino a giungere alla classifica finale, hanno provveduto il Presidente di Giuria Sig. Antonio Maddamma, le Sig.re Loredana Scianchetti e Valeria Bellagamba ed il Sig. Mauro Marcellini.
A creare un educato sottofondo musicale, con i suoi strumenti elettronici e percussioni Daniele Egidi della band "Quattro Cani" .
I premi erano assolutamente attinenti al tema trattato: la Poesia ! Esotici oggetti leggeri, colorati, delicati, come solamente la sapiente manualità e l'estro dei fratelli Anna e Lorenzo Marconi di "Orient Express" poteva offrire. Oggetti di un valore principalmente affettivo che ne acquisteranno ancora nel tempo, per i loro possessori, nel ricordo di questa serata.
Non entro certamente nel merito dei contenuti di ciascuna opera, non ne sarei assolutamente capace. Del resto a questo hanno pensato coloro chiamati a svolgere questo compito. Del resto poeti, chiamati a giudicare poeti. Già di per se stesso una garanzia della serietà di questo Concorso, i cui vincitori restano sconosciuti ai giudicanti fino alla fine del verdetto.
A svolgere il compito di presentatore della serata, nonchè dai valente dicitore, Antonio Maddamma, di cui sotto, ho posto il VIDEO con la sua introduzione alla serata e che con le sue parole ha creato una poesia nelle poesie.
E visto, che sono un "brontolone", Anna un consiglio me lo permetterà! Il prossimo anno, un accesso al palco, più facile per le gentili signore in giovanile età, ma che non praticano più le sale da ballo dove lo "Zumba" ha sostituito il walzer.
Tre gradoni che hanno rappresentato la parte più impegnativa del lavoro e della serata per le gentili signore.
Fortuna ha voluto che l'ingegno italiano non si perdesse in un bicchiere d'acqua neppure questa volta e si venisse a creare una nuova figura per l'occasione particolare : il VALLETTO.
E chi altri poteva far fronte a tale impegno, se non l'aitante, brizzolato Prof., il Richard Gere de noaltri : Mauro Marcellini, il poeta "giurato" e per la particolare occasione, aiuto per le signore ad attraversare le zebre, pardon a salire e scendere le scale... sotto i vigili occhi della sua Signora presente in prima fila.
Non entro certamente nel merito dei contenuti di ciascuna opera, non ne sarei assolutamente capace. Del resto a questo hanno pensato coloro chiamati a svolgere questo compito. Del resto poeti, chiamati a giudicare poeti. Già di per se stesso una garanzia della serietà di questo Concorso, i cui vincitori restano sconosciuti ai giudicanti fino alla fine del verdetto.
A svolgere il compito di presentatore della serata, nonchè dai valente dicitore, Antonio Maddamma, di cui sotto, ho posto il VIDEO con la sua introduzione alla serata e che con le sue parole ha creato una poesia nelle poesie.
Il palco con i "gradoni" |
Tre gradoni che hanno rappresentato la parte più impegnativa del lavoro e della serata per le gentili signore.
Fortuna ha voluto che l'ingegno italiano non si perdesse in un bicchiere d'acqua neppure questa volta e si venisse a creare una nuova figura per l'occasione particolare : il VALLETTO.
E chi altri poteva far fronte a tale impegno, se non l'aitante, brizzolato Prof., il Richard Gere de noaltri : Mauro Marcellini, il poeta "giurato" e per la particolare occasione, aiuto per le signore ad attraversare le zebre, pardon a salire e scendere le scale... sotto i vigili occhi della sua Signora presente in prima fila.
8°
Concorso di Poesia Cesare Vedovelli
POESIE
e MOTIVAZIONI dei PREMI
Sezione
Lingua Italiana
1° - TRE
DONNE (Tel Aviv 08/04/2002) – Tiziana Monari (Prato)
L'autrice,
con quattro strofe di prosa ritmica, in felice equilibrio fra
immaginazione e pensiero, ci offre tre ritratti di donne diverse,
accomunate dall'orizzonte non dischiuso della guerra, dolorosamente
disgiunte dalla vita, tutte e tre fatalmente preda della grande
falciatrice.
La giuria
della VIII edizione del “Concorso di Poesia Cesare Vedovelli” ha
ritenuto la poesia “Tre donne (Tel Aviv 08/04/2002)” meritevole
del 1° posto nella sezione lingua Italiana.
Tre donne
(Tel Aviv 08/04/2002)
Ed
io vivo, piccola donna dalle notte insonni, le emozioni stordite del
destino
giurando
di salvare il fuoco dal peccato dell'oblio
correndo
controvento alla mia ombra
un
velo grigio sopra il volto, una sacca gialla, una cintura imbottita
di tritolo
aspettando
di migrare lungo il kama, in quella oscurità di casa,
in
una vita fuori corso da buttare via
io
sono la punta d'iceberg,Shirin Akhras, palestinese
sono
le tre di un mattino alla deriva, ed io vivo in una tenda del deserto
il
sole calante che tocca l'orizzonte in profezia
sognando
l'erba verde alle caviglie, il monte Rushmore, castelli sulla rena
un
volo d'albatro, gli occhi legati ad un ceppo di brughiera
e
sento l'ansia che mi assale ad ogni singolo risveglio
io
figlia della luna, Mina Wilkinson, soldato U.S.A.
Ed
io in quest'aula dalle biglie colorate, quando l'estate canta roca la
sua fine
nella
luce commossa della sera, insegno la storia di un popolo ferito
a
bimbe con bambole di stracci, a bimbi con trappole di legno
così
mendico parole, ansimo pensieri adagiata sullo stipite dell'uscio
io
sono Eden Golan, docente ebrea.
Ed
io sono la morte, femmina bruna
le
prenderò sotto la pergola sfogliata
in
un volteggio scaltro, scollando amori dai fondi di caffè
le
porterò con me dalla culla profonda delle ossa
in
una festa dalle dita rosse, nel buco astrale dell'oblio
nel
grembo di Caronte, laggiù in apnea.
2° -
L'OBOLO - Mohamed Malih (Senigallia, AN)
L'autore con
“L'obolo” prorompe in una appassionata apologia del poeta, figlio
del desiderioa e della vergogna, nudo difensore di versi che sono
insieme “preghiera e bestemmia al dio che ha creato la bellezza”,
debitore di null'altro che un obolo dai “signori dell'Opulenza”.
La giuria
della VIII edizione del “Concorso di Poesia Cesare Vedovelli” ha
ritenuto la poesia “L'obolo” meritevole del 2° posto nella
sezione lingua italiana.
Benvenuti amici nell’umile
dimora dei reietti,
noi siamo i vinti
artisti di strada e ciarlatani
mendicanti e scrittori migranti
madonnari, poeti e ubriaconi
mimi e mangiatori di fuoco
parolieri a cottimo
nudi senza fierezza, ci hanno spogliati di ogni dignità
inabili alla schiavitù
siamo ad un bivio
di qua l’indignazione di la il martirio
ci manca la forza per entrambi
fiaccati da ideali di giustizia libertà e uguaglianza.
Tuttavia, o signori dell’opulenza
noi coltiviamo ancora desideri fra gli interstizi della vergogna
Ci esibiamo nelle fiere, nelle piazze, nelle sagre
Esponiamo le nostre storie ad ogni angolo
e aspettiamo l’obolo
Noi siamo i vinti e voi i magnifici vincitori
Piangiamo la nostra sconfitta e cantiamo la vostra vittoria
Tuttavia, o signori dell’opulenza
noi coltiviamo ancora desideri fra gli interstizi della vergogna
eccovi la nostra storia
ora dateci l’obolo
o liberateci anche da questi residui desideri
dove cresce la vergogna.
Tuttavia…
Al di là dell’obolo
E dell’arte mercenaria
noi custodiamo nello sguardo
un verso, preghiera e bestemmia, al dio che ha creato la bellezza
… e gli oboli
Tenetevi l’inferno e il paradiso
a me basta l’obolo.
noi siamo i vinti
artisti di strada e ciarlatani
mendicanti e scrittori migranti
madonnari, poeti e ubriaconi
mimi e mangiatori di fuoco
parolieri a cottimo
nudi senza fierezza, ci hanno spogliati di ogni dignità
inabili alla schiavitù
siamo ad un bivio
di qua l’indignazione di la il martirio
ci manca la forza per entrambi
fiaccati da ideali di giustizia libertà e uguaglianza.
Tuttavia, o signori dell’opulenza
noi coltiviamo ancora desideri fra gli interstizi della vergogna
Ci esibiamo nelle fiere, nelle piazze, nelle sagre
Esponiamo le nostre storie ad ogni angolo
e aspettiamo l’obolo
Noi siamo i vinti e voi i magnifici vincitori
Piangiamo la nostra sconfitta e cantiamo la vostra vittoria
Tuttavia, o signori dell’opulenza
noi coltiviamo ancora desideri fra gli interstizi della vergogna
eccovi la nostra storia
ora dateci l’obolo
o liberateci anche da questi residui desideri
dove cresce la vergogna.
Tuttavia…
Al di là dell’obolo
E dell’arte mercenaria
noi custodiamo nello sguardo
un verso, preghiera e bestemmia, al dio che ha creato la bellezza
… e gli oboli
Tenetevi l’inferno e il paradiso
a me basta l’obolo.
3° -
MARE D'OTTOBRE – Fulvio Bella (Brugherio, MB)
Il poeta? Un
vacanziere ermetico, fuori tempo e sovente e fuori luogo.
La giuria
della VIII edizione del “Concorso di Poesia Cesare Vedovelli” ha
ritenuto la poesia “Mare d'ottobre” meritevole del 3° posto
nella sezione lingua italiana.
Di
tutte le risa di donna,
d'isterico
gioco di bimbi
solo
questo è rimasto
lo
sguardo sbiadito
del
sole e del mare.
Dialetto
1°
- 'A FARFALLA – Paolo Lacava (Fabriano, AN)
“Non
v'accorgete voi che noi siam vermi/ nati a formar l'angelica
farfalla/ che vola a la giustizia sanza schermi?/ Di che l'animo
vostro in alto galla,/ poi siete quasi antomata in difetto,/ si come
vermo in cui formazion falla?”, scrive il sommo poeta. L'autore di
“'A farfalla”, splendida canzone in quartine a rime alternate,
ricca di graziose immagini, porta questa contrapposizione fra
l'evolvere della vita di una farfalla e quella dell'uomo fino
all'estrema conseguenza: da una parte il cielo, dall'altra la terra.
In mezzo quel che eleva o abbassa la nostra vita:” 'a cuscienza”.
La giuria della VIII edizione del “Concorso di Poesia Cesare
Vedovelli” ha ritenuto la poesia “ 'A farfalla” meritevole del
1° posto nella sezione dialetto.
Vola
farfalla, vola e sfarfallìa,
volachi
vinni 'u tempu mi ti sciali,
chi
gioia, chi bellezza, ch'allegria,
vola
nt'o cielu, vola iampra l'ali!!
Vermu,
eri vermu picculu e pilusu,
virdi,
senza putiri, né rispettu,
malucavatu,
strabicu e bausu,
ambeci
ora tu si' in doppiopettu;
ora
tu si' farfalla 'i chiddi rrari,
no'
sthrichi cchiu e non bavii “a strata,
ti
zzuchi tutt'i sciuri pari pari
e
ssempri cchiù cuntenta, cchiù scialata!!
'A
farfalleddha è vermu p'un mumentu,
po'
vola e vola, non si ferma mai,
pi'
nui ambeci è propriu 'nu turmentu.....
….Vulamu
pocu, non vulam'assai.....
…...Simu
farfalli sulu in figghiolanza,
e
chista est'a vera differenza:
'U
vermu si trasforma e poi....Si 'llanza,
nu'
ambeci vermi puru nt'a ...Cuscienza!!.....
E
cchiù 'mbecchiamu e cchiù ndi 'mbermicamu,
ndi
sdillabramu, ndi facimu brutti,
vermazzi,
carasentuli...E sthricamu,
sthricamu
e baviamu tuttu e tutti!!
E
puru ropu morti, 'o cimiteru,
pi'
rrimoddhari l'urtimu r'i guai,
sthricamu,
sthrascinandu nt'o ….Sinteru,
lassand'a
scìa, ammenz'e colombai..........
2°
- SOTTA 'L NO'C'– Daniela Gregorini (Fano, PU)
Nessuno
è tanto vecchio che non creda di poter vivere un altro anno, scrive
Cicerone. Che non speri di vivere un altro giorno, lo corregge
Seneca. La verità è nel mezzo, forse, nel volgere di una stagione,
come sa un contadino che conosce la terra. Il vecchio noce “ombra
granda” sull'ultima estate del vecchio padre. La pelle delle sue
ossa asciugata dall'età come quei malli acerbi che seccherà
l'inverno. Poesia dal sapore antico, come quello di quei frutti da
“tnè da cònt”.
La
giuria della VIII edizione del “Concorso di Poesia Cesare
Vedovelli” ha ritenuto la poesia “ Sotta 'l nòc'” meritevole
del 2° posto nella sezione dialetto.
Sotta 'lnòc'
Stài,
a
sèda sotta 'l noc' tua
a sèda sotta 'l noc' tua sèda sotta 'l noc' tua
dvèntàt ombra
granda
ch' t'
custodisc', compagna,
dalla caldaccia
d'un 'istàt lònga,
per te ormai
stracca. .
Enn sopòrti
più
'l calòr del
sòl ch' t' picca
la pèll di oss
tua
sciugati
dall'età,
ch' pista le
porch tua
frèsàt dal
tèmp.
Arguardi l'
frasch verd dl'albr
ch'hai piantàt
'n sacc d' stagiòn fa:
s' cminc'n a
tegn,
d'canìt,
pròssim autunn
e tu, sa la
testa
bandonàta
all'indrìa,
vai cercànd i
mall
gèrbi che
l'invèrn,
com sèmpr,
seccarà.
Cascarànn per
terra, le noc' fatt,
gaoc'l dur,
sciùtt 'l garùll,
com piac' n ma
te. .
Pù, gòbbi 'l
sguàrd,
carezzand 'l
fust sapùt,
dal pàr d' tè,
e le gricc' sua tutt compàgn,
sincèr, come
quell dla faccia tua
fin a incontrà
l'màn tua, a spendolòn,
licenziàt da
la vita; tant vòlt
hann arcòlt e
tànt strongàt
la gramaccia
per tnè da cònt i frutt.
Da già 'l sài
ch' còstànn,
'nn le podrài
arcòi,
l'
noc', pàdr mia e d' st'albr.
Brutta
da giovane, bella da vecchia. Ma sarà proprio così? Lo specchio,
croce e delizia di una donna. La soluzione sta nel non chiedergli,
nel rispondergli da pari a pari. Soprattutto ora che “l' curv s'en
tutte par.giat.”. Ironia di una donna di terza età (o terzietà?).
La
giuria della VIII edizione del “Concorso di Poesia Cesare
Vedovelli” ha ritenuto la poesia “Adessa si...'” meritevole del
3° posto nella sezione dialetto.
Adessa si....
Tant
temp fa, a l' specch.i...
dumandava:ma
c'ne una
più
brutta d'me?
Stì
capei più s'slongh.n
più
s'arbrigul.n
com
i ricci sotta 'l piaulett.
Nev
o sol, 'n pum.dor 'l nas
jocchi
da gat, gent ruscett
sinò
pareva 'na pupa da birocc.
Roscia
com'na papola
dietra
a frizzi, p'l pett a mela
in
prupurzion gross 'l viulin.
Adessa,
assicurata ch' so io
a
l' specch.i...i digh:
c'è
pogh da ghignà
troppc'
n' sarà pegg d' me.
I
capei en bianchi
ma
finalmente dritti.
Si
la faccia nun fosse
da
ragnatel d' fossi sulcata
ligia
saria, com rapa
apena
scarpita.
'L
pett passa inus.rvat
vist
ch'a pera è duv.ntat.
D'l
rest nun m'lament
nicò
prupurziunat
l'
curv s'en tutt par.giat.
Cert
arp.sand com'era 'na volta
adessa
si, ch' m'accuntentaria
fors
'n'era tutta da buttà via.
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