Su gentile segnalazione e suggerimento della sempre attenta mia amica, prof.ssa Mariangela Paradisi, sono andato a leggermi l'articolo che copio ed incollo, da la Repubblica.it, datato 1 marzo, firmato da ILVO DIAMANTI . Credevo che gli sfiduciati, i delusi, gli indecisi, gli arrabbiati di quella roba che ancora si ostinano a chiamare partito di centro-sinistra, fossero solo un manipolo di soliti populisti, sempre pronti urlare contro tutto e tutti, invece mi scopro che faccio parte di un esercito....ma allora chi è che sbaglia, dove si sbaglia, perché si sbaglia, perché non si fa nulla per non ricadere negli stessi errori che da troppo tempo si fanno? - F.G.
di ILVO DIAMANTI
Molti elettori che un anno fa avevano votato per il Pd: chissà dove sono finiti. I sondaggi condotti dai maggiori istituti demoscopici, infatti, oggi stimano il voto al Pd fra il 22 e il 24%. Alcuni anche di meno. L'IdV di Antonio di Pietro, parallelamente, ha pressoché raddoppiato i consensi e si attesta intorno al 9%. Le diverse formazioni riunite un anno fa nella Sinistra Arcobaleno, infine, hanno risalito la china, ma di poco. Nell'insieme, queste stime di voto non danno risposta al quesito. Anzi: lo rilanciano. Dove sono finiti gli elettori che avevano votato per il Pd nel 2008? Rispetto ad allora mancano circa 10 punti percentuali. L'IdV ne ha recuperato qualcuno. Ma non più di 2 o 3, secondo i flussi rilevati dai sondaggi. E gli altri 7-8? Quasi 3 milioni di elettori: svaniti. O meglio: invisibili a coloro che fanno sondaggi. Perché si nascondono. Non rispondono o si dichiarano astensionisti. Oppure, ancora, non dicono per chi voterebbero: perché non lo sanno. Certamente, non si tratta di una novità. L'incertezza è una condizione normale, per gli elettori. D'altronde, è da tempo che non si vota più per atto di fede. Inoltre, non si è ancora in campagna elettorale. E di fronte non ci sono elezioni politiche, ma altre consultazioni, nelle quali gli elettori si sentono più liberi dalle appartenenze. Come dimenticare, d'altronde, che il centrodestra ha perduto tutte le elezioni successive al 2001? Amministrative, europee, regionali. Fino al 2006: tutte. Forza Italia, in particolare. Nei mesi seguenti alle regionali del 2005 i sondaggi la stimavano sotto il 20%. Dieci punti in meno rispetto al 2001. Come il Pd oggi. Ridotto al rango del Pds nel 1994. Sappiamo tutti cosa sia successo in seguito. Parte degli elettori di FI sono rientrati a casa, trascinati dal loro leader. Mobilitati dal richiamo anticomunista. Dalla paura del ritorno di Prodi, Visco e D'Alema.
Se ne potrebbe desumere che qualcosa del genere possa avvenire, in futuro, anche nella base elettorale del Pd. Ma ne dubitiamo. Non solo perché un richiamo simmetrico, in nome dell'antiberlusconismo, oggi è già largamente espresso - urlato - da altri attori politici. Primo fra tutti: Di Pietro. Non solo perché le elezioni europee - come abbiamo detto - non sono percepite come una sfida decisiva. Visto che sono, appunto, europee. Ma perché la defezione dichiarata nei confronti del Pd ha un significato diverso da quella che colpiva il centrodestra negli anni del precedente governo Berlusconi. Allora, gli astenuti reali (rilevati alle elezioni) e potenziali (stimati dai sondaggi), tra gli elettori di FI, erano semplicemente "delusi". Insoddisfatti dell'andamento dell'economia e dell'azione del governo. Il quale aveva alimentato troppe promesse in campagna elettorale. Difficili da mantenere anche in tempi di crescita globale. Mentre, dopo l'11 settembre del 2001, quindi subito dopo l'insediamento, era esplosa una crisi epocale, destinata in seguito ad aggravarsi. Si trattava, perlopiù, di elettori senza passione. Moderati oppure estranei alla politica. Non antipolitici. Semplicemente impolitici. Non era impossibile risvegliarli. Spingerli ad uscire di nuovo allo scoperto. Il caso degli elettori del Pd è molto diverso, come si ricava da alcuni sondaggi recenti di Demos. Coloro che, dopo averlo votato un anno fa, oggi si dicono astensionisti, agnostici o molto incerti (circa il 30% della base PD) appaiono elettori consapevoli, istruiti, politicamente coinvolti. Rispetto agli elettori fedeli del PD, si collocano più a sinistra. Si riconoscono nei valori della Costituzione. Sono laici e tolleranti. Ça va sans dire. Oggi nutrono una sfiducia totale nei confronti della politica e dei partiti. Anzitutto verso il Pd, per cui hanno votato. Per questo, non si sentono traditori, ma semmai traditi. Perché hanno creduto molto in questo soggetto politico. Per cui hanno votato: alle elezioni e alle primarie. E oggi non riescono a guardare altrove, a cercare alternative. La loro sfiducia, d'altronde, si rivolge oltre il partito di riferimento. Anzi: oltre i partiti. Oltre la politica. Si allarga al resto della società. Agli altri cittadini. Con-cittadini. Rispetto ai quali, più che delusi, si sentono estranei. Gli ex-democratici. Guardano insofferenti gli italiani che votano per Berlusconi e per Bossi. Quelli che approvano le ronde e vorrebbero che gli immigrati se ne tornassero tutti a casa loro. La sera. Dopo aver lavorato il resto del giorno nei nostri cantieri. Gli ex-democratici. Provano fastidio - neppure indignazione - per gli italiani. Che preferiscono il maggiordomo di Berlusconi a Soru. Che guardano Amici e il Festival di Sanremo, il Grande Fratello. Che non si indignano per le interferenze della Chiesa. Né per gli interventi del governo sulla vicenda di Eluana Englaro. Non sono semplicemente delusi e insoddisfatti, come gli azzurri che, per qualche anno, si allontanarono da Berlusconi. Ma risposero al suo richiamo nel momento della sfida finale. Questi ex-democratici. Vivono da "esuli" nel loro stesso paese. Lo guardano con distacco. Anzi, non lo guardano nemmeno. Per soffrire di meno, per sopire il disgusto: si sono creati un mondo parallelo. Non leggono quasi più i giornali. In tivù evitano i programmi di approfondimento politico, ma anche i tiggì (tutti di regime). Meglio, semmai, le inchieste di denuncia, i programmi di satira. Che ne rafforzano i sentimenti: il disprezzo e l'indignazione. Questa raffigurazione, un po' caricata (ma non troppo), potrebbe essere estesa a molti altri elettori di sinistra (cosiddetta "radicale"). Scomparsi anch'essi nel 2008 (2 milioni e mezzo in meno del 2006: chi li ha visti?). Non sarà facile recuperarli. Per Franceschini, Bersani, D'Alema, Letta. Né per Ferrero, Vendola, lo stesso Di Pietro. Perché non si tratta di risvegliare gli indifferenti o di scuotere i delusi. Ma di restituire fiducia nella politica e negli altri. Di far tornare gli esuli. Che vivono da stranieri nella loro stessa patria.
(1 marzo 2009) "
12 commenti:
@ Mariangela
Articolo veramente interessante, veritiero e... doloroso. Comunque grazie per la tua segnalazione sempre attenta e puntuale.
Mappe su la Repubblica è facile: rintracciabilissimo e compresibile anche a chi non vuol capire
Diamanti è sempre puntuale ed attraverso le pieghe nascoste sa spiegare e si legge con soddisfazione.
Settimanalmente in treno viene ad Urbino partendo dal Vicentino ove ha le residenza.
Sente gli umori dei vicini di quassù e riporta traducendo in italiano quanto accade o sta per succedere e perchè.
Ha fatto bene-benissimo Mariangela a segnalarlo anche se pochi sono coloro che ignorano l'appuntamento
Partecipo anche io alle congratulazioni espresse dal nostro Franco.
dario.
Ciao a tutti. Sì... l'articolo ha ricuorato pure me. Bé, rincuorato, si fa per dire. Il fatto è mi sono un po' stufata di essere considerata la rompicoglioni, disfattista, portajella che spara nel mucchio, e dunque mi sono sentita in compagnia. Siamo animali di branco e stare in compagnia è una condizione di sopravvivenza. Oltretutto, rompicoglioni mi sta bene. E' nel mio karma e col karma non c'è niente da fare. Te lo becchi e buonanotte. Ma disfattista no. Ho sempre cercato di costruire anche quando la soluzione più seria sarebbe stata di prendere una lametta per tagliarmi le vene. Portajella poi, giammai. Chi mi conosce mi tocca il sedere quando mi incontra perché dice che porto bene (tu, Dario, non ci fare un pensierino ché tanto andresti in bianco...).
Il punto è: che fare? Io dal canto mio ho già deciso. Appoggerò con le parole e i fatti chiunque si proponga lo scopo di mandare a casa questa classe dirigente, locale e nazionale. Perché il PD siamo noi, non loro!!!
il Presidente del Consiglio dei Ministri.
«Sire Nostro che sei in the sky, Maestà, Nostro Figo Imperiale, Bello tra i Belli, Gran Pacco, Gran Pezzo di Body Art, Sovrano dei Paesi Bassi, Zar di tutte le Russie, Eccelso, Esimio, Ettore di tutte le Troie (intesa come città), Ape Regina...».
(Luciana Litizzetto)
Articolo davvero illuminante, anche a livello personale, per capire come mai non posso più soffrire i nostri politici (tutti) e buona parte dei nostri connazionali.
Però non mi basta, vorrei anche una prospettiva, un piano d'azione per uscire da quest'impasse che ci veda parte attiva (ché se stiamo ad aspettare i politici stiamo freschi). Molti pensano che gli insoddisfatti siano bravi solo a criticare e non abbiano il coraggio e la volontà per rimboccarsi le maniche e fare qualcosa. Ma cosa si può fare quando tutto (non solo la politica ma anche il lavoro, la burocrazia, la sanità ecc) è condizionato dalle conoscenze, dalle spinte?
Non andare a votare non è una scelta a me congeniale, non mi va di delegare ad altri scelte che riguardano anche me. Ma sono stufa di votare turandomi il naso, e di non poter fare altro.
Bisogna che la gente si riprenda la politica, ma come?
Oggi
più tardi non so quando
di certo nel pomeriggio sarò più libero
nel senso che potrò rispondere dopo aver pensato apprezzato e sorriso alla fortuna per avervi trovato
e Tu Mariangela non provocare sempre
hai stile intelligenza e tanto tanto altro
ma io sono in fondo in fondo anche un poco MASCHIO e non troppo signore
stuzzica stuzzica
se poi dovesse succedere
magari fosse
non dare la colpa ad alcun rumeno chè sarò stato io a sfiorarti
cosa non dico
Sarà l'ora
non so
forse la caligine perenne di queste parti
diamo la colpa al buio
a quello dell'anima
al mentale
alla Menichetti che mi fa volare con la voce ed il contorno
Allora giuro:
sarò l'attendente
quel che serve comunque
di questa armata non brancaleonica
Uno-Una prenda il comando
gli altri scapperanno travestiti.
Con stima
affetto
dario.
Anch'io provo la tua stessa frustrazione da impotenza, Serola. Un "che fare" che non riesce ad esprimersi. Perché, poi, la politica ha bisogno di organizzazione, tempo e vil denaro (purtroppo).
Però, io credo, il popolo di cui parla Diamanti è lì che aspetta, scoglionato ma vigile. Un segnale, una idea, qualche persona.
Io spero che arrivino. Magari dopo la prevista batosta alle europee di questa ingrigita sinistra (ma pure FI cala, dicono i sondaggi).
mariangela
Se e per quanto può ormai servire, un aggiornamento su quello che era, e sarà, la vecchia sinistra.
di Dario Petrolati
L'UNITA'
Oggi
l'Unità
non c'è
Maurizio
ne vendeva
solo tre copie
Mi ha chiesto
cosa succede
sì che fornisce
da sempre
La Federazione
Chiamiamola così
Giusto l'immobile
chè le nuove leve
leggono altro
oltre la Gazzetta
Se non succede
cosa non so
il ventitre
porteranno i libri
in tribunale
Non è servito
cambiare formato
direzione
sciacquare
quel poco
nulla di rosso
che c'era rimasto
Ci siamo rotti
La sfiducia
ha sporcato
anche il cognome
Gramsci
A tanto siamo giunti
Nessuno si vergogna.
Padova 4 marzo 2009
Carissima Serena,
ad una tua domanda,non possedendo purtroppo la ricetta della pozione magica, non posso far altro che rispondere con un' altra domanda: E' la gente che deve riprendersi la Politica o è la Politica che deve riprendersi la Gente?
Solo che la gente la si riprenderà con i fatti, le faccie pulite ed intelligenti e non con le sole parole proferite da solite vecchie faccie,manco tanto pulite, intelligenti e, francamente, neppure simpatiche!
secondo me, la politica italiana sta ampiamente dimostrando di non essere affatto interessata alla gente, anzi temo possa creare le condizioni per poter sussistere indipendentemente dagli elettori!
Spero tanto di essere smentita dai fatti!!!
E' questo il punto, Serola. La politica dimostra di poter sussistere pure senza elettori. 500 su 1000 fa 50%. Ma pure 50 su 100 fa 50%...
Siccome i finanziati dalla politica e i loro parenti si moltiplicano esponenzialmente al crescere dei federalismi di vario genere, basta che si votino tra di loro e il gioco è fatto.
Forse dovremmo cominciare a sbertucciare in tutte le forme mediatiche possibili tutti i casi in cui il lavoro di qualcuno non dipende dalle sue capacità ma dalla sua appartenenza. Cominciare a individuare tutte le "gestioni parallele" della politica (che so, la gestiport, il for.ma, l'AATO eccetera), andare a spulciare i nomi di chi ha gli incarichi e pubblicarli. Come stanno facendo all'università con le parentele accademiche.
A che scopo? Allo scopo di smantellare i "bacini" di voti, innanzi tutto. Perché è su quello che i bisonti si reggono. Niente non è, per cominciare...
Ancora e sempre
stiamo facendoci l'esame cagnare oppure e peggio sentirci in colpa
Il MALE della sinistra da quando c'era-c'è poca ma c'è
Tra questi archivi antichi documenti scritti anche a matita carte macerate in tante lingue c'era e pare vedere sentire ancora la dignità i sacrifici di uomini che dettero convinti per un futuro odierno in cui ci troviamo a disagio ed anche colpevoli solo forse perchè non siamo privi di scrupoli
nomi cognomi dimenticanze danaro religioni
nessuno ci aiuterà e di troppi non vogliamo
sembra una scena Ruzantina tra campi e voci nel buio odori di urine
essere studiare andare alzarci assieme senza complessi
ricordare i nomi di chi ha tradito però
senza contarci sappiamo chi siamo diamoci la mano
niente pessimismi c'è gente tra noi ancora in gamba ascoltiamoci e diciamo basta alle bugie fole luci da varietà
Noi siamo gente per bene e la roba altrui non la tocchiamo.
dario.
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