di
Dario Petrolati Bompiani Valentino, quando ancora editava in Via 4 novembre a Roma, nel 1939 dette la possibilità di conoscere, forse, il capolavoro di
Steinbech:
FURORE. (hanno detto di
Furore)(
Recensione e riassunto)
Storia realista e quasi stranamente originata da un americano, chè parrebbe assai più consona allo spirito, che poi sarebbe venuto, del
neorealismo italiano.
Storia, avventura povera del sottoproletariato di ciò che rimase dopo la grande mitica depressione.
Lo scrittore ebbe una vita volutamente errabonda anche se non misera, solo che istintivamente , si direbbe oggi, si sentiva di sinistra e tale sensibilità lo portò a descrivere il pensiero, le reazioni-azioni delle minoranze, dei poveri che sempre però avevano la schiena eretta.
Furore, come altre opere ispirò
Hollywood, che ne trasse un film interpretato dall'allora giovane
Henry Fonda con la forte regia di
Ford.
Fu un film che poco colpì il pubblico italiano ed anche a livello mondiale la storia di gente che veste stracci e fatica ad arrivare a trovare il cibo sino a sera non entusiasmò, perchè troppo avanti per i tempi e nel tempo, queste situazioni invece previlegiarono il
neorealismo italiano che successivamente avrebbe fatto scuola nel mondo.
Le lunghe marce sui carretti percorrendo strade sconnesse, i dialoghi-colloqui, l'uso di oggetti dall'aspetto umile, (vedi quante padelle tegami e scarpe fuori forma ebbero la parte prima) senza troppo disquisire diventano parte integrante della storia senza avventura.
Sono povera gente che teme la miseria, erano famiglie agiate che ora esprimono odio e terrore verso chi ha nulla e non può dare alcunché.
Uomini e cieli senza colori, tutto si svolge tra gli avanzi di una società che era stata ricca e non sapeva-poteva concepire la miseria.
Esplodono sommesse ire ed infide vicinanze, pare quasi un attuale parallelo con la presente globalizzazione, quando non ci sono certezze, ma solo paura. Allora l'uomo esplode in un furore lungo e largo come guerra senza ideali.
Per la narrativa lo scrittore nel 1962 ricevette il
Nobel. Seppure non abbia condotto una vita avventurosa, vedi
Hemingway, Steinbeck visse solo 66 anni, la morale ed il suo stile ne fanno un testimone dello scrivere onesto, corretto, leale.
Foto: tratte dal web, di un giovane Steinbeck e della locandina del Film dell'omomino libro.
1 commento:
Forse è letteratura d'altri tempi.
Forse non si vuol capire un certo passato
Passare in libreria e vedere una copertina luccicante,ora si compra in euro,credere di avere visto per tele qualcosa di simile,dubitare e non sapere.
Allora si salta il passato che potrebbe mai essere stato,la cultura-storia anche positiva di altri giorni di uomini che parlavano un'altra lingua.
Ma la crisi , quella economica del 29, la crisi che tanta paura fa era anche quella descritta subita in FURORE.
dario
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