giovedì 1 maggio 2008

Il 1° Maggio : La Storia, gli stimoli, i ricordi.

Otto ore di Lavoro, otto di Svago, otto per Dormire “ è questa la frase che, come siamo usi dire oggi, diede l’ imput alle rivendicazioni operaie e che sfociarono nella nascita, di quella che solo successivamente, venne chiamata la “Festa dei Lavoratori”.
E’ da Sydney in Australia, che partono queste prime rivendicazioni.
In Europa, a Ginevra, siamo nel settembre del 1866, si riunisce il Congresso dell’ Associazione Internazionale dei Lavoratori che da inizio alla Prima Internazionale.
In questo congresso si incontra Carlo Marx con Michail Bakunin, che darà inizio ad un acceso dibatito tra Marxisti e Anarchici e che finirà con la cacciata di questi ultimi dall’ Internazionale.
E’ nel corso di questa che viene proposto come il primo degli obiettivi, il traguardo del raggiungimento delle otto ore di lavoro oltre alle quali i lavoratori potevano rifiutare le loro prestazioni.
Anche qui, si veniva a copiare un successo, messo già in atto negli USA, nello stato dell’ Illinois.
Sempre statunitense, promossa dai Cavalieri del Lavoro di New York, è una manifestazione in cui si esprime la ferma volontà di avere una data di riferimento, per festeggiare una giornata dedicata al Lavoro ed ai Lavoratori: era il 5 Settembre 1882.
La manifestazione viene ripetuta due anni dopo, con la ferma volontà di ripeterla ogni anno.
Siamo nel 1° Maggio del 1886, i sindacati organizzano uno sciopero per la rivendicazione delle otto ore (se ne lavoravano anche dieci o dodici, spesso per sei giorni ed in condizioni pericolose e miserevoli), a Chicago (USA), che verrà ricordato come la rivolta di Haymarket.
Il 3 maggio i lavoratori scioperanti si riuniscono davanti ai cancelli della fabbrica di mietitrici McCormick, e qui vengono caricati dalla polizia con il risultato di provocare la morte di 2 operai e diversi feriti.
Ma il contributo di sangue versato è servito a qualche cosa perché il 1° Maggio del 1867 entra in vigore la legge sulle otto ore, che viene festeggiata con un lungo corteo per le strade di Chicago.
Bisogna però attendere la Seconda Internazionale, indetta a Parigi, per ascoltare la proposta di un “1° Maggio quale Festa del Lavoro e dei Lavoratori”, era il 20 Luglio 1889.
Con l’ anno successivo, 1° Maggio 1890, la festività è contemporanea in tutto il Mondo.
In Italia la giornata celebrativa verrà riconosciuta tale, subito dopo, nel 1891

Il valore del 1° Maggio, però, non è tanto quello raggiunto nell’ immediatezza, ma quello svolto successivamente con il saper inculcare nei lavoratori la consapevolezza della loro forza, muniti di quella temibile arma che era l’ unità.
Ecco allora, altre rivendicazioni politiche e sociali, che si succedono.
Dopo il 1891, infatti, parlo solo in Italia, abbiamo i “moti per il pane” a Milano, ai primi del 1900 le rivendicazioni per il Suffragio Universale, abbiamo le proteste per l’ Impresa Libica, per il dissenso alla partecipazione dell’ Italia alla Guerra Mondiale.
Con la salita al potere di Mussolini, però, il 1° Maggio, ha una battuta di arresto perchè viene censurato e questa data viene sostituita con quella, più da imperatore sul cavallo bianco, del 21 Aprile e che venne battezzata con il nome di : Natale di Roma.
Bisognerà attendere la fine del secondo conflitto mondiale, per far ripristinare il 1° Maggio, l’ anno era quello del 1945.
Due soli anni dopo, la festività del 1° maggio, ancora una volta doveva bagnarsi del sangue di tante persone innocenti, donne e bambini compresi : la terrà che piangerà questi morti è la Sicilia.
La storia, o meglio la tragedia, è conosciuta ai più con il nome del luogo dove avvenirono i fatti: Portella della Ginestra, che con il suo contributo di morti e feriti, aprirà un periodo di guerra mafiosa scatenata per tutelare proprietari terrieri e diciamo “non solo”.
Con l’ assassinio del bandito Giuliano (il 5 Luglio 1950), avvenuto, per mano del capitano dei Carabinieri, Antonio Perenze, in uno scontro a fuoco a Castelvetrano, si enfatizzò di aver reso giustizia alle vittime di questo agguato, compiuto dallo stesso Giuliano e dalla sua banda. Nulla mai si seppe però dei mandanti e del movente, solo dei “si dice che”, “si pensa che”, “per sentito dire”.
Non passò molto tempo, che anche il suo vice ed amico Gaspare Pisciotta, venne arrestato e rinchiuso nel carcere dell’ Ucciardone a Palermo, dove smentendo il capitano dei Carabinieri, si addossò la colpa dell’ uccisione di Giuliano, specificando che era inoltre stato ucciso non in un conflitto ma durante il sonno.
Si dice, che Gaspare temeva di venire ucciso in carcere: un presentimento che si avverrò, mediante un caffè corretto alla stricnina.
Si dice, che Gaspare avesse scritto in carcere delle memorie, che suo fratello Pietro intendeva pubblicare, ma che andarono perdute prima di poter essere lette e pubblicate : resta un mistero.
Ed è da questo momento, almeno questa è la mia opinione, che comincia l’ era italiana dei casi irrisolti, dei documenti smarriti, dei dubbi, preferiti lasciarli come tali e affidarli all’ oblio del dimenticatoio.
Molto si è fatto, ma quanto ancora c’ è da fare ! Basta solo soffermare, per un solo istante, l’ attenzione sul numero dei morti sul lavoro. Giornaliere quasi ! A cui ci si è abituati (come del resto a tante altre tipi di mortalità ) e che colpiscono solo se sono di gruppo.
Per non parlare dei problemi di Precariato, della Casa, della perdita del Potere di Acquisto, degli Emigrati.

Quello che mi lascia pensare, però, è lo scemare dell’ interesse verso quei valori per cui tale festività era, per l’ appunto nata.
Ho l’ impressione, ed ogni anno che passa, si rafforza, che si è semplicemente aggiunta alle tante festività consumistiche in calendario.
Non è più la “Festa” ma una festività che ci si auspica possa cadere magari creando un “bel ponte con il 25 Aprile” come è accaduto per l’ appunto quest’ anno, fregandosene di conoscere il motivo per cui si celebra. Inconsapevoli dei benefici da essa derivati e da quelli che ne potrebbero derivare.

Mi ricordo, quando da ragazzino, la festa del 1° maggio era motivo di aggregazione tra famiglie, conoscenti, amici. Aggregazione anche alimentare.
Rigorosamente a piedi, io allora abitavo in Ancona città che per la sua ubicazione urbana collinare, è tutta sali e scendi, quindi la bici è poco indicata, si partiva per raggiungere il “fori porta”.
Si partiva al mattino presto, per andare in campagna, armati di “sporte” ( le borse da spesa di una volta, fatte di rete, di yuta, di stoffa), con dentro gli immancabili barattoli di vetro pieni di “Crucette in purchetta” (i Garagoli).
In campagna si cercava un prato che avesse in prossimità luoghi ombreggiati, si stendevano le coperte e ci si preparava a consumare quanto si era portato da casa.
Dal momento che tutti cercavano lo stesso prato, la stessa area, ci si ritrovava nel giro di qualche ora, in centinaia di persone, che unite dalla stessa ricchezza composta da poco e nulla, per l’ appunto si aggregavano in un’ unica compagnia.
Magari usciva fuori, senza alcuna programmazione, una fisarmonica; una coppia accennava qualche passo del ballo del momento e pian piano, timidamente se ne univano altre.
Era il momento più coinvolgente della giornata, i dolci preparati in casa, venivano messi a disposizione della collettività, nell’ anonimato, così pure le bottiglie di vino.
Non c’ era ancora il timore dell’ etilometro, mentre c’ era invece la preoccupazione di recuperare le bottiglie vuote del vino che sarebbero servite l’ indomani, per un nuovo imbottigliamento.
E se il tempo era piovoso, cambiava poco, perché la passeggiata si faceva ugualmente, ma ci si fermava nelle “cantine” (osterie) locali, che offrivano ospitalità in cambio della vendita del vino.
Se all’ andata i gruppi erano frazionati, il ritorno, era pressoché unico e quasi sempre supportato dalla musica della solita fisarmonica e dai canti degli ormai alticci festaioli.

Oggi, non faccio questione di ricordi. Non dico assolutamente “ ai miei tempi”, sarebbe quasi voler inesorabilmente fermare quel progresso che, nel bene o nel male viene avanti. I tempi cambiano e con loro il modo di vita, le persone, le esigenze (le necessità sono ben altra cosa).
Quindi non critico se oggi non si va più in campagna “fuori porta”, perché so che bisogna andarsela a cercare con l’ auto a km. di distanza, so che non si va più nelle osterie, bensì nei ristoranti di lusso, per mancanza di tempo che si ha nel preparare i cibi, so che si mangia il Sushi invece dei Garagoli perché oggi va di moda, si va al Concerto in Piazza invece di seguire la musica stonata di una fisarmonica alticcia, per farsi una “canna” mimetizzato nella calca.

Posso, con qualche sforzo, facendo un compromesso tra buonismo e comprensione, condividere il tutto. Ma il mio timore è che il male non siano le novità in se stesse, ma quello che le stesse arrecano: vale a dire stanno facendo venir meno la potenza di quell’ arma che ha fatto dei lavoratori un movimento importante : l’ unità del gruppo.
Quasi a conferma di quanto su scritto, il mio amico, acuto osservatore, poeta, studioso della storia operaia, in occasione di questa festività, mi manda questo gradito cadeau, che voglio dividere con chi leggerà, volutamente o casualmente, queste righe:

DOMANI PRIMO MAGGIO
di Dario Petrolati


Sarà una giornata particolare
delicata

Sentita con timore

Tanti
sono già partiti
programmato pranzi
feste

Sui Colli
trattorie sparse
risate grasse
sughi
vini
barzellette

Il cielo non promette
risultati elettorali
confusione
amarezza
qualcosa non gira

Il Maldura
ha il solito avviso

La Facoltà è chiusa

I ragazzi dove andranno
questi giorni
non so

Vuoto

Enorme lo spazio
Via Beato Pellegrino
Piazzale Mazzini
tutto attorno
anche la Basilica del Carmine

Solo qualche solita frettolosa suorina
attraversa la strada
corre a pregare
torna a casa
sotto i Portici

I poveri da Suor Lia
aspettano

Fanno la fila per mangiare

Come tutti gli anni
attraverserò campagne padovane
in macchina
con le bandiere tricolori legate
" Fratelli d'Italia "
dal nastro quasi sfinito
l'altoparlante
servirà ad interrompere
il nascosto lavoro

Ripeterò l'appello agli uomini
invitando a rispettare il PRIMO MAGGIO
girerò per strade polverose

Disagio e fastidio
chè non vogliono perdere tempo
il lavoro rende

A casa
ascolterò Radiotre
leggendo la Repubblica
aspetterò il pranzo frugale

Penso al futuro

Il PRIMO MAGGIO era festa vera
senza se e senza ma

Pareva Carnevale Fiorentino.


Padova 30 aprile 2008
( in piedi e seduti )

1 commento:

www.dariopetrolati.it ha detto...

Bravo FRANCO , bravo complimenti.
Il blog è bellisssimo.
Grazie per le istruzioni.
Vedrai che avrai soddisfazione salutami chi reputi opportuno ed ha sentito il 1° maggio.
Un abbraccio da Padova,dario.