Con l’ ultima rassegna stampa del Comune, all’ interno, ho trovato un foglio sciolto relativo alla raccolta differenziata, un ennesimo avvertimento che ritengo non sarà neppure l’ ultimo.
“Attenzione alla Plastica – Differenziala Meglio” era il titolo. Ed ancora “ Il COREPLA (….) ci dice che la Plastica che stiamo raccogliendo separatamente include molti oggetti non riciclabili…”
Sul lato destro del volantino, una cornice con dentro inserita una lista di ciò che non va nei contenitori gialli preposti per tale raccolta.
“….Film estensibile in grandi quantità…Imballaggi Industriali…Paraurti…Pneumatici…”
Domina dall’ alto della lista questa ulteriore spiegazione “Ricorda che nella plastica vanno solo gli imballaggi e i contenitori. Di seguito trovi un elenco di oggetti da non mettere nella plastica. In ogni caso, nel dubbio, butta nel grigio!”.
A Jesi sta partendo ora la differenziata ed i cittadini, da quello che posso leggere sui giornali, pur disponibili ad adeguarsi, incontrano le stesse difficoltà incontrate da noi senigalliesi, che allora fummo tacciati di insensibilità ecologica.
Oggi il COREPLA, alla guisa di delatore, si lamenta con il CIR33, che subito lo gira alla cittadinanza, il biasimo di una cattiva differenziata.
Nella lista compaiono, come ho riportato sopra, che nei sacchetti o contenitori Gialli, hanno messo anche dei pneumatici, paraurti ecc.
Nei depliant, chiamiamoli chiarificatori, c’è un abuso della parola Plastica, di quella di Imballaggi ed inoltre, mi chiedo da quando “Grandi Quantità” è entrato a far parte di un sistema quantitativo? .
Allora sono doverosamente a chiedermi, non è che ci sarà un problema di comunicabilità ?
Ci si esorta a differenziare meglio, facendoci passare anche per limitati (perché se hanno messo nella plastica le gomme delle auto o si è fuori di senno o, come io penso, dei furbi non più da avvisare e stangare toccando loro le tasche) ma poi si conclude “…nel dubbio butta nel grigio”: Complimenti !!
Avrei potuto importunare di nuovo Matteo del forum di CIR33, ma poveretto tutta la nostra rabbia viene scaricata, come avviene di sovente, sulle sue spalle del più bravo e disponibile e malgrado la sua pazienza e il grandissimo senso di collaborazione, massimo che può fare e di girare la palla ai piani superiori.
E’ difficile il come doversi comportare in questi casi, perché chi critica deve offrire anche una soluzione, ma se lo poi lo fai puoi essere ritenuto il solito “maestrino”.
Intanto ho scritto tutto questo sul mio blog, che siamo in tre a leggerlo, ed il perché l' ho fatto è spiegato nelle parole che compaiono nel suo sottotitolo.
Non sempre è l’ utente che comprende male, ma può essere l’ utenza che non riesce a farsi capire.
Motivo di più se si è di fronte ad un’ utenza un po’ dura di comprendonio, scolasticamente impreparata, non bisogna dare per scontato neppure che l’ acqua bagna, anzi.
La parola plastica è un termine generico, forse volutamente sibillino per chi è preoccupato più a guadagnare che riciclare intesa come l’ importanza che l’ ecologia gli da. Allora chiamiamola con le sigle che dovrebbero comparire sugli imballi: PLT (Shopper dei supermercati), l’ HD ( buste in cartene), il PET (delle bottiglie dell’acqua minerale, bibite varie).
Perché il volantino pubblicitario “CI SIAMO” inviatoci a suo tempo a domicilio riportava come descrizione “Contenitore PLASTICA e METALLI”, ed oggi sul vostro blog si parla di “RACCOLTA DELL’ ALLUMINIO” ?
Tutto per semplificare e velocizzare la produzione di chi ricava proventi da queste materie che sono le più richieste dal mercato e quindi economicamente più redditizie, che il perdere tempo con il separare un contenitore di DVD da uno Shopper, mal digerisce.
La Plastica, purchè divisa per tipologia, è tutta recuperabile, quella degli accendini, delle costruzioni, delle custodie dei CD, ed anche quella dei paraurti che vi sta tanto a cuore.
Mi rifiuto di pensare che il consorzio che recupera la PLASTICA non lo sappia, posso invece comprendere che non gli interessi, questo sì !
Lo so, deve esserci una selezione dei vari materiali plastici a seconda della tipologia, vanno separati dalle parti metalliche o non fusibili tra loro e tutto ciò ha un costo ma allora consideriamo anche questo come un servizio sociale di rieducazione e adibiamo a tale recupero quell’ esercito potenziale di nulla facenti obbligati, che stazionano nelle carceri.
Un servizio sociale si presta anche in questo modo !
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3 commenti:
Ciao Franco ed innanzitutto complimenti per il blog, veste grafica compresa.
Credo che la verità, come sempre, spesso stia nel mezzo.
Vero che la comunicazione non è sempre semplice, ma spesso sento pareri contrastanti tra chi vorrebbe più chiarezza utilizzando le sigle delle materia plastiche, come tu suggerisci, e chi ritiene che quaste possano portare ulteriore confusione. In fondo la regola del nostro caro Matteo è semplice: contenitori ed imballaggi, non oggetti. Sulle quantità, che riguardano anche il polistirolo, ti do atto della poca chiarezza. Certo fornire unità di misura (chili? metri cubi?) sarebbe inutile sia per indirizzare chi getta che per far controllare a chi raccoglie.
Io penso che quello che doveva essere detto è stato detto e gli strumenti per chi vuole fare il proprio dovere ci sono. Andrebbero però sicuramente aiutati i commercianti e gestori di bar e ristoranti e messe multe salate con controlli fatti a dovere. Chi butta un copertone nella plastica non è uno che non ha capito, è uno che ci fa apposta.
Concludo con un invito. Una lettera aperta, magari da parte della "blogsfera senigalliese" alla grande distribuzione, che premi chi si impegna ad aiutare il cittadino, in sintesi: riducete gli imballaggi e noi veniamo a fare spesa da voi.
A presto.
Grazie Lorenzo per i ccomplimenti ma soprattutto per l' attenzione che hai dedicato al mio scritto.
So che la battaglia delle sigle è perduta fin dall' inizio, perchè strano a dirsi, ma nell' UE, sembra si siano dimenticati di leggiferare un qualche cosa che le unificassero. Quindi ognuno ha le sue sigle personalizzate.
La carta riciclata oggi serve per far stampare i giornali di domani che nessuno leggerà (che prenderanno però così i contributi statali) seppur regalati, pronta per essere riciclata nuovamente, con altri aggravi di costi per il contribuente.
Il COREPLA ci tira le orecchie perchè siamo degli incapaci, duri di comprendonio...
Il CIR33 sottoscrive ciò che dice il COREPLA, che più che un consorzio che ricava utili da tre o quattro tipologie di plastica, sembra una Onlus senza profitto.
Qui mi fermo, ma spero che avrai capito che io tengo tanto alla differenziata, nello stesso modo con cui ci tengo a non passare da fesso !
Ben vengano tutte le idee (anche quella della lettera aperta), purchè ci sia dall' altra parte la volontà di ascoltarle (e di leggerla), lasciando però lontani tutti coloro che anche minimamente, potrebbero guadagnarci qualche cosa,... grande distribuzione compresa.
Un cordiale saluto
Franco Giannini
Caro Franco a volte (mi riferisco all'eventuale guadagno della grande distribuzione, ma anche alla motivazione del cittadino) bisogna dare una risposta alla madre di tutte le domande, soprattutto in ecologia: "Chi me 'l fa fa'?".
Anche a me rode il lucro di qualcuno (e su questo ci ritorneremo), ma sono disposto a cedere qualcosa se, in termini di riduzione di rifiuti, ci guadagnamo anche noi.
Adesso in questo blog siamo almeno in quattro.
Con grande stima. Lorenzo.
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