sabato 12 luglio 2008

IL PIACERE DI UNA RINUNCIA




di Dario Petrolati

Ora c' è il terzo anello che mi accompagna.
Dalla piccola radiolina poggiata in equilibrio precario sulla mia scrivania vengon le note terribilmente celestiali Paradiso-Inferno dell' Agnus Dei sorrette ubbidienti in fila dal mago Riccardo Muti. Avendo la finestra aperta entra la nebbia dal sapore notturno, nebbia zuppa come quella lucida bagnata che appare sulle groppe dei cavalli dopo corse-gare al Campo di Siena, che vidi con orrore, quando sbavavano nervosi ed irritati, per le dolorose frustate che anche Aceto senza delicatezza, ma con furore, spargeva generoso sulle groppe dei puledri e la gente gridava, feroce gridava tutta eccitata, come ai tempi antichi dentro le arene sopra i gladiatori.
E chiudo la camicia rosa ch' era sbottonata, tutto il sudare mi si attacca come se fossi il muro del Maldura ove poco fa, scorsi attaccare, simili ai tatzebao bianchi, enormi annunci per i neo-dottori, parole scritte a mano e tette disegnate per le ragazze, che oggi rideranno, grideranno, faranno festa, non sapendo volutamente, che tra poco ci sarà l' ingresso nella gara della vita, a lame lucide per guadagnare, ed anche i saluti e le amicizie che parevano immortali-eterne spariranno nell' interesse dell' agro capitale.
Più tardi, se verrà il sole, pare non abbia voglia oggi, saliranno a piedi scalzi sulle panchine e bagnati dagli schizzi di vino allegro, canteranno i cori di canzonacce, sempre quelle da chissà quando, forse c' era già il Marchesi, od anche prima davanti al Pedrocchi, in dialetto quasi ruzantino, poche parole, e più pesanti l' espressioni saranno, tanto allora si crederanno spiritosi.
Giorni di matricole, spensieratezza breve , qualcuno che si ferma e tira diritto negando assenso all' allegra rapida gioventù.
Questo è un mondo reale che dura poco, permesso ancora, rubato agli ultimi giorni dei sogni, progetti, ambizioni per il futuro che nessuno sa , ma sente il proprio più generoso dell' altro vicino.
E ieri sera, dopo tanto programmare, telefonate a Bassano e fissate l' ore, chiusa la porta a chiave mi sento due mani dietro la schiena ed una voce scordata quasi, che ride piano e grida educata come in preghiera, dicendo: "Ciao".
Non ricordavo più quasi il timbro della giovane voce, eppure sana -amica, di scatto mi giro e vedo Anna.
Nel cortile, ormai è tardi, è a piedi e non indossa ancora le vesti di suora, "fortuna" rapido penso. "Ciao" , ripete e sorride dietro ai leggerissimi occhiali da lettura perenne.
Anna, ma da dove vieni, così improvvisa inaspettata con le calze bianche e sottili ed un vestito spezzato leggerissimo tra l'azzurro ed il grigio, come quando venisti a salutarmi l' ultima volta prima di partire per il Campo Scuola su a Firenze, ove tra colleghe, tutte più grandi e molti bambini passi la tua giovane età, votata agli altri.
Ma non è tempo di malinconia, Anna suorina laica, appena 33 anni ora da Pizzo Calabro, niente lacrime nascoste e questa volta il fiorellino bianco che dimenticai allora quando partisti avrai e subito, ma fresco e bianco come i tuoi pensieri le preghiere doppie e brevi per me che sai non credente, ma tu che bella pure sei tenti di salvarmi ed io ti lascio credere che quasi stai spostando la mia perduta fede verso un limbo che tu conosci.
Quante volte ti sei raccomandata l' acqua nel bicchiere per il fiore dimenticato che nella tua mente avrei dovuto porgerti mentre ci abbracciavamo prima che partissi.
Il fiore, il fiore e l'acqua sempre da più di un anno continui a dirmi e di guardare il Cupolone per te con occhi rispettosi.
Il Cupolone, lo sai ragazza è la Basilica accanto, il Carmine superbo ramato, ove preghiere sveltissime dicevi sempre la mattina, dopo aver studiato, approfondito Camus e Sartre, chè nonostante già laureata portavi coraggiosamente avanti la tua battaglia esistenziale iniziata da bambina mentre tua madre, cattiva, in profonde depressioni e lunghe e pesanti si chiudeva laggiù a Pizzo per ogni tuo traguardo superato sempre con entusiasmo, ragazza di Calabria.
E nell' abbraccio stretto di ieri sera, stretto come si stringe una donna viva e giovane, vergine e timorosa anche di perdersi tra singhiozzi negati per non peccare, ho sentito il seno racchiuso sotto la veste ed il timore reciproco di rompere un giuramento, come se poi abbandonata e turbata già cosa e dove saresti potuta finire.
Le colleghe sotto i portici, ove avevi la tua cameretta, serbano rancore e non capiscono, gelose, provano fastidio per il tuo splendido sorriso ed il continuo rumoroso chiasso che fai quando passi chè ti porti dietro idee e pensieri a loro sconosciuti, estranei, non bigotti.
Allora un giorno è arrivato l' ordine per il tuo trasferimento, non si può sempre sorridere al prossimo, a testa china, penosa avresti dovuto procedere ed allora per umiliarti, punirti lassù in Toscana ti hanno spedito, sperando di renderti più cupa come quando loro passano di corsa attraversando Piazzale Mazzini.
Hai ubbidito e so, attraverso i tuoi scritti che adempi e curi la tua missione con onore ed intelligenza rara.
Che ci siamo detti, dopo l'attimo dell' improvviso incontro, quali parole bene non ricordo.
Io ti ho guardato, rimirato, quasi piangevo per la contentezza e la paura nervosa improvvisa, tu parlavi sempre velocissima.
Di cosa Anna, di cosa, non di preghiere, non di madonne, ecco parlavi chiedendomi sempre e solo di me.
Hai voluto sapere tutto, sul mio lavoro, la mia tristezza, i miei pensieri che già attraverso il blog che quotidianamente leggi e perciò sai che io sono innamorato mentalmente della suorina laica, ma tale argomento non mi rimproveri, sento che mi preghi tacitamente di continuare a volerti bene, ma di nascosto, senza dircelo, amore come proibito, sacrificato, offerto per una fuga che potrebbe avvenire, ma senza data e luoghi.
E' inteso Anna ci vogliamo bene pulitamente, ed anche fisicamente sentiamo il bisogno di perderci, ma forse non è ora oppure è già passato il tempo.
Ecco una espressione ricordo di te, mi mormorasti di non tradirti, di pensarti e desiderarti sempre ovunque, le altre donne, tutti quei nomi sul mio blog ti fanno soffrire confondere non vuoi sentire la gara , temi di non riuscire ad essere femmina anche se senti turbamenti interni continui.
Tutti quei nomi che leggi ti causano mal di testa e non puoi pregare esternare davanti all' altare di sciogliere la promessa che da bambina facesti.
Anna è donna piena gonfia di amore che potrebbe rendere e creare una famiglia serena, avere un amore umano e forse potrebbe essere felice.
Ma come vola il tempo, allora è tardi.
No a Bassano non vuol venire, ha il biglietto ferroviario in tasca, la prenotazione per Pizzo.
E' passata di corsa per vedermi, salutarmi, dirmi, abbracciarci nel cortile come dannati impossibili forse predestinati ad un futuro , breve o lungo,non si sa.
Davanti alla stazione, dove tutti si salutano sbracciandosi, ci siamo lievemente sfiorati la bocca.
Ho avvertito le sue labbra tremare.
Potevo allora andare a Bassano, dopo?.
Il treno subito è partito, sono andato al bar, ho bevuto un caffè, tanto per abitudine eppoi sono andato a casa....
....Ma non ho cenato.

2 commenti:

Franco Giannini ha detto...

...Priorità, le chiamano i politici, scelte di vita invece sono queste. Bene hai fatto, da qui al 7 di agosto di tempo ve ne è, eppoi Bassano non scappa...Anna invece si.

www.dariopetrolati.it ha detto...

Oh. Franco ,
sapessi.
Quanta l'emozione e perchè addirittura proprio così,come un destino segnato per me , per Anna.Pare una storia inventata la figura di questa ragazza,io non sapevo del laicismo tanto lungo di suore che pregano, studiano,lavorano e tremano chè oltre l'animo per la fede pure s'innamorano mentalmente e fisicamente e tremano come Anna se le passi accanto, tra libri in stanze ove praticò i suoi studi e si laureò.
Ma pensa che coraggio ha questa ragazza,assomiglia fisicamente in magrezza alla povera Haudrey Hepburn,ma non sorride mai.
Sempre ti tratta come se fosse la tua insegnante di vita ed alza l'indice per indicarti ciò che si fa o non si deve invece.
Un giorno, l'anno scorso cominciai a frequentarla, fuori dal Centro Studi,e se non ero io, lei per strada mi chiamava e forte come se fossimo laggiù nel meridione,in Magna Grecia a recitare una commedia assurda, la storia intrigante di un anziano(oltre) ed una giovane ragazza solare che va a spasso in bici e davanti alla Wiennese chiama forte Dario, sapendo di me, ma che c'è di male essere amici davanti la gente, non si vede il minuscolo crocifisso in legno, nascosto sotto il bianco bavero della camicetta,e scende di corsa dalla bici ecologica e mi salta al collo e parla parla dice espressioni che tra suore e preti sarebbe peccato mortale solo pensare.Ma sai quante volte siamo tornati al problema dell'esistenzialismo, la differenza tra Sartre e Camus, i distinguo tra le due scuole.E mentre io ripenso al bel Camus morto violentemente in un incidente stradale, cozzando con la sua Jaguar contro un albero,le pongo da stupido superficiale chi dei due preferisse,e punto anche sulla bellezza di uomo di Camus,Anna li nega entrambi che a lei piace la vita e loro la negavano rendendola cupa, come Parigi che opprime,secondo Anna invece di sollevare lo spirito , incitare alla vita alla gioia.
Ad Anna piace la vita che intuisce e se non prendesse i voti mi sa tanto che sfinirebbe l'uomo della sua vita generando figli e figli.
Anna è morbosa anche se non lo dice, senti in lei la folle voglia di trasgredire e negare fuggire rendersi schiava di un amore eterno,per un uomo vero però.
dario