martedì 15 luglio 2008

LE VOCI


di Dario Petrolati


Eretta con classe, quasi di profilo, pareva l' inquadratura di un Bergman, che non girò.
L' onorificenza al bavero appuntava il presidente dei francesi ed Ella accettava con dovere, quasi.
Su quella scala bianca mentre la Nazione tutta festeggiava il 14 luglio c' erano divise strumenti musicali, fiori, Lei si distingueva e non era solo per il completo Viola, attrice principale, come se la Marsigliese fosse per Madame Betancourt sorrideva compita senza togliere spazio, anzi donando un tocco di gloria sotto l' Arque de Trionphe.
I francesi, sono sempre i francesi.
Ci sanno fare, si sente ovunque il sapore che la Rivoluzione ha lasciato per sempre
anche negli angoli più sconosciuti e bui.
Se provi a leggerla, anche dopo un poco di studio, questa lingua ti par di capirla, conoscerla, forse per l' affinità con il nostro parlare ed invece quando provi a dialogare , non sul difficile, ma semplicemente chiedere una qualsiasi indicazione come il nome di una via o un quartiere che sulle paginette di un libro tante volte hai scorso, allora ti accorgi , senti una incomunicabilità ridicola di fronte al giornalaio od un passante che fa cenno con la testa di non capirti, non sai dire e se insisti con mani e gesti inutili allora viene fuori l' espressione come deridente, non cattiva, ma quelle braccia tese indicano te mentre ti riconoscono e null'altro aggiungono : italiano ! eh si italiano, vuol dire che proprio scritto in faccia uno lo porta, che mai dicessero spagnolo o inglese, sempre e solo italiano.
Forse si capisce al volo che siamo rimasti fermi al Manzoni, al Rinascimento Fiorentino e nazionale poi, e dopo l'invenzione della musica fino a Verdi ed il contemporaneo Puccini, il resto dell' ingegno italico si è perso , polverizzato, atrofizzato ed impaurito forse dal confronto coi Classici, sia letteratura russa ed arte sonora, tedesca, anche se la nazione era ancora disunita, per non parlare di loro dei francesi che hanno inondato di colori in note e scrittori che non c'è biblioteca capace di contenerli tutti.
Allora succede che ricorri sempre alla Toscana al circondario umbro - veneto e cerchi pizzichi quà e là pur di trovare , reggere il confronto.
Tante volte mi son chiesto allora perchè ci siamo fermati, la vera causa -ragione che dopo siamo stati conquistati e per fortuna che qualcuno,pochi in vero, si è scolarizzato ed acuendo la propria sensibilità capisce, si tormenta, partecipa.
Ma sempre tradurre bisogna da altre lingue e tradizioni.
E spunta maligna spesso la riflessione che siamo protetti dalla chiesa,mentre i Francesi ti sbattono in faccia la gloriosa rivoluzione fatta di intelletto laico, i tedeschi la loro riforma-controriforma, gli inglesi gli scismi, e noi giù supini, timorosi a pregare paura delle fiamme, e poco sappiamo delle stupende credenze arabo-orientali della loro filosofia,
delle droghe ed acque scintillanti che brillano e corrono sempre.
Orgogliosi retrogradi della pausa di non riflessione parliamo una lingua morta-morente, e forse non sappiamo che altri ci studiano, vorrebbero sapere di noi e magari sanno.
La presunzione il timore di perdere il potere temporale contribuiscono a vendere regioni e castelli, pezzi di storia che gli stranieri restaurano e rispettano.
C' è nell' aria cupa anche un sapore di parole antiche, dimenticate, espressioni facili e logiche che dai giornali alla radio ci ricordano la semplice terribile: morto di fatica. Uno stalliere indiano che lavorava nella bassa sotto il sole, in nero, irregolare è morto in silenzio per lo sforzo del lavoro, anonimo.
Il 14 luglio sfilano a Parigi e la Francia è tutta imbandierata,noi qui davanti alla tele guardiamo il Tour e tifiamo Italia.
Punti di vista.

3 commenti:

www.dariopetrolati.it ha detto...

Una giornata vuota da spettatore mentre altri agiscono,operano e solo passivo osservo guardo e penso.
Rubano,rubano sulla salute e solo in galera finiscono.
Guardo il Tour,Betancourt,penso alla decadenza del nostro popolo maneggiato da politici solo LADRI.
dario

Franco Giannini ha detto...

Il mondo è piccolo. Pensa che tra la banda dei disonesti...a mi chiedi quale? ma l' ultima, quella abruzzese, c' è implicato anche il figlio di una persona, da tempo deceduta fortun per lei, che conobbi quando lavoravo in Ancona.
Una persona rispettabilissima, che non si sarebbe approfittato neppure di un centesimo, che basava tutto sull' onestà. Era un uomo che se oggi fosse vivo avrebbe circa una novantina di anni.
Un uomo orgoglioso dei suoi due figli, uno medico ed uno, con una gran "testa matta" ricercatore di non so che cosa in Canada, mi sembra. Ne avrà impartita di buona educazione un simile padre ? Evidentemente no, diranno i nostri ben pensanti. Ma, allora, la maggiore età, l' età dell' assunzione di responsabilità, quando la si raggiunge? O non la si raggiunge mai ? Oppure la delinquenza (nel senso lato del delinquere) fa parte del nostro DNA fin dalla nascita e nulla si può fare? Fatto è che in questi casi chi più soffre non sono i colpevoli, che già mettono sul piatto della bilancia questi inconvenienti di percorso e che sanno di essere paragonati a dei "martiri" da chi "ancora" pizzicato non è stato...i così detti "compagni di merenda" e che per loro tifano e non solo..., bensì i propri famigliari, che a volte sono all' oscuro di tutto. Penso ai figli magari ancora piccoli che si porteranno ingiustamente, involontariamente ma per sempre il nomignolo di "figlio di quel ladro".

www.dariopetrolati.it ha detto...

la storia tristissima e cruda che hai raccontato insegna cosa e come a vivere?
Non so Franco solo penso che se si ruba la persona diventa cosa deprecabile,di cui solo vergognarsi.
Non c'è bisogno, o altra scusa,rubare è un azione imfame e vergognosa.
Fa sudare solo a pensarci.
dario.