martedì 8 luglio 2008

VOGLIA DI LAVORARE SALTAMI ADDOSSO


di Franco Giannini


Fatta la legge, trovato l' inganno. Fini, dalla cattedra presidenziale della Camera, bacchetta i suoi scolari indisciplinati, per le numerose assenze, ed il poco impegno in fatto di ore di presenza, e propone un giro di vite. "Ed ora che si fà, come possiamo controbattere ?" avranno pensato i più scavezzacolli. E visto che il bisogno aguzza l' ingegno, non hanno trovato di meglio che proporre il ripristino di sei giornate di festività, che il vecchio Andreotti 30 anni fa aveva soppresso.
Logicamente tutto ciò è stato proposto non certo per favorire se stessi, ma per dare un maggior benessere agli Italiani, insomma un pò come quella pia donna che dopo l' ennesima gravidanza, si scusava dicendo"...non lo fò per piacer mio, ma per dare figli a Dio...".
Ed ecco che dopo 30 anni, a tutto il lavoro fatto da Andreotti, viene dato un colpo di spugna. Chissà se qualcuno si ricorda perchè fu però costretto a ricorrere a questo ?
Ora si solleva il problema della religiosità (come se ad Andreotti fosse a suo tempo sfuggito, lui che non era certo nè ateo nè di sinistra), si perchè le feste abolite erano e sono soprattutto di carattere religioso:
Epifania (già reintegrata come festività), San Giuseppe, l' Ascensione, il Corpus Domini, SS.Pietro e Paolo, patroni di Roma e che come tali rendono la giornata festiva solo (per il momento) nella città eterna. Ma qui che si parla di festività, come del resto quando si parla di aumenti di loro stipendi, gli onorevoli sono abbastanza concordi tra loro, hanno sotterrato le asce di guerra tra partito e partito ed allora si va dai settori parlamentari dell' UDC a quelli della LEGA, dal SVP al PDL e dai VERDI a RIFONDAZIONE C. che avevano proposto anch' essi qualche cosa prima della loro scomparsa dai banchi del Parlamento. Infatti avevano proposto di ripristinare come festività il 20 Settembre, data che ricorda la "Breccia di Porta Pia". Altri "più ferventi patrioti" vogliono ripristinare il 4 novembre, l' unica vittoria italiana, quella di Vittorio Veneto della 1a Guerra Mondiale, che, si, già si "onora" civilmente con sfilate e commemorazioni, ma non con un giorno festivo.
Ora, come dicevo poc' anzi, costoro, chissà se hanno pensato a cosa manderebbe incontro questa loro presa di posizione ? Chissà se si sono chiesti perchè Andreotti, un uomo tutta casa, chiesa e anche di più, malgrado tutti i suoi credi religiosi, abbia dovuto prendere questa decisione ?
Fu costretto, perchè l' Italia era divenuta la repubblica dei "Ponti", e non certo quelli lanciati da una sponda ad un' altra, bensì da una festività ed un' altra. I giorni lavorativi si erano ridotti notevolmente non per le sei giornate di festività, bensì per quello che gli stessi avevano provocato. La produzione andava a ramengo e con essa l' economia del Paese.
Dagli anni '70 non è che le cose economicamente in Italia siano migliorate. L' Economia continua ad andare a 3 cilindri, la produzione arranca, l' ISTAT ogni volta che parla di produzione, specifica se c' è stata un' ora in più o in meno di lavoro, gli stipendi perdono il loro potere di acquisto, l' unico aumento proposto negli stipendi (dei fortunati che possono farli) è quello legato alla de tassazione degli straordinari (un 10% in meno), non si raggiunge la terza settimana e tanto meno la quarta, indebitati con il cappio al collo chi ha sottoscritto un mutuo per la casa, le banche ci mungono, aumentano i disoccupati, aumentano i precari, si riducono i consumi....ed ecco che i nostri rappresentanti, da noi eletti purtroppo, che ci propongono una soluzione "demenziale", aumentare le festività !
Chi non lavora non fa l' amore, cantava Celentano. E passi per non fare l' amore, almeno per i vecchi, ma il non lavorare significa soprattutto il non mangiare che non va inteso solo come nutrimento.

Nessun commento: