mercoledì 2 luglio 2008

OUI, OUI,... LA GRANDE BOUCLE


di Franco Giannini


Oggi sono due le notizie che appaiono sui giornali e che al leggerle non ti rovinano la giornata.
Una riguarda le "mamme over anta" che sembra che stiano preparandoci ad un "risveglio" dell' indice della natalità italiano, da troppo tempo assopito.
L' altra, invece, è un' anticipazione di natura sportiva. Infatti sabato prossimo, verrà dato il via al 95° Tour di France.
Uno riveste l' aspetto di un sociale di cui spesso parlo e che dal momento che l' evento di per se è un qualche cosa di bello, non vorrei rovinare con pessimistici commenti che salterebbero fuori (anche perchè inconfutabilmente veri, perchè attuali e vivibili nella loro quotidianità).
Ecco perchè allora preferisco, per una volta, celare la testa sotto la sabbia, dimenticare i problemi giornalieri, andandomi a confondere telematicamente, tra le maglie multicolori dei corridori, tra le "ammiraglie" strombazanti per chiedere strada, gazebo pubblicitari che distribuiscono, quanto meno, sorrisi gratuiti di bella gioventù, gente che si sentirà importante per almeno 20 gg, perchè indossa la stessa divisa del suo campione. Poi ci sono i cercatori di autografi, che con in mano un blocchetto, sgaiattolano nei posti più impensati, con una dose di faccia tosta da far invidia a chiunque, per raccimolare qualche firma scarabocchiata con sufficenza e stanchezza.
L' erre moscia della lingua francese, si mescola con il gutturale dei belgi, dei tedeschi, con il gorgoglio degli olandesi, del quasi ballo della lingua spagnola e finalmente qualche vocabolo d' italiano, mescolato al bergamasco.
Quest' anno, leggevo, gli italiani saranno solamente 21. Non è certo la quantità che conta, ma la qualità, anche perchè nel ciclismo tanto o meglio tutto è cambiato. Solo le due ruote sono rimaste quelle, almeno per l' uso che se ne fa.
Mi ricordo quando al giro di Francia, a difendere i colori dell' Italia c' era la Nazionale. Si correva con la maglia azzurra ed il mio corridore preferito era De Filippis, che se non erro era di Torino e aveva per sopranome "CIT". Non sono mai riuscito a sapere il perchè. Era un corridore con il cuore di fantino, sempre pronto a gettarlo oltre l' ostacolo, a volte forse anche troppo...infatti partiva in fughe disperate, che non giungevano sempre a buon fine.
Erano i tempi in cui il ciclismo aveva ancore le riminiscenze storiche epiche di questo sport. I distacchi erano ancora sull' ordine dei 15 minuti tra i primi tre in classifica, erano ancora i tempi dell' opera manuale del gregario, con carichi di bottiglie di bevande regolarmente di vetro, "saccheggiate" nel Bar che aveva la sfortuna di essere ubicato lungo il percorso.
Che dire dei tornanti delle montagne dei Pirenei, di tutto quel riverbero della luce estiva, che il caldo torrido, e le ore del primo pomeriggio rendevano, rendono e renderanno le fatiche della fuga sempre maggiori più si sale. Poi raggiunta la vetta, il tempo neppure di un sorso d' acqua, un foglio di giornale sotto la maglietta (malgrado le mantelline di plastica, il vecchio foglio di giornale resta sempre di gran moda) e giù verso il fondo valle per poi magari risalire.
Ma almeno non si prendono quelle pacche sulle spalle che in salita bloccano la pedalata e non aiutano se non a far correre il rischio di una caduta.
Oggi il ciclismo è si meno epico, ma sempre bello e entusiasmante e per come viene fatto oggi anche pericoloso. Bici superleggere, tubolari altrettanto, velocità sostenutissime in discesa, grazie anche alla tipologia stradale migliorata, con asfalti autodrenanti in caso di pioggia, che permettono di toccare e superare anche gli 80 km/h.
E quello che fa pensare, che anche qui ci sono cose per me, da vero sportivo, inspiegabili.
Un capitano, con nove cavalier serventi...una cosa che mi ha sempre disturbato. Poi alla fine, il capitano che divide i premi con la squadra...come quasi che fosse un' elemosina.
Ma mi fermo qui, perchè andando avanti dovrei anche a toccare il problema "doping", ma mi ero riproposto di parlare di una imminente festa e voglio mantenere, come è giusto fare, la promessa.

1 commento:

www.dariopetrolati.it ha detto...

non so perchè
ma anche a me De Filippis piaceva
e non tanto per le epiche imprese che non compì,bensì per la sua eleganza nel parlare, nell'esprimersi.
Cit, franco , in piemontese significa bambino, a me sembrava, ma per sicurezza l'ho chiesto ad Olga chè ha lasciato i migliori ricordi della sua vita in Torino.
Ieri mi ha confermato quanto sopra detto.
Non era volgare vero ?
ciao e grazie pel ricordo
dario