mercoledì 2 luglio 2008

SENSAZIONI


di Dario Petrolati


Anche oggi pare sia una giornata afosa.
Che squallido, triste, limitato, cominciare il colloquio quotidiano e prendere per soggetto il clima, più fuggitivi col pensiero di così credo proprio non si possa essere, è da vigliacchi anche rifugiarsi nella luce del cielo o scappare dalle improbabili pozzanghere.
Ci sono fatti e misfatti, sensazioni, vaghe voci di persone, rumori da suoni diversi e arrugginiti eppure la mattina, la sera, durante la giornata vuota ci perdiamo dietro alle previsioni del tempo a parlarne come se fosse avvenimento degno da impiegare pensieri e umori come se la vita o quella che ci scivola tra le dita non potesse offrirci, a pagamento s' intende, altro di più interessante, logico, intelligente, umano.
Aprire la finestra la mattina ed osservare quanto ci appare per primo all'orizzonte, senza sentirsi subito miseramente prigionieri del cielo , se grigio o foriero di probabile caldo, sciocca la vita e forse scolorita, chè se pensassimo almeno ad una persona più o meno cara, vicina o lontana, se magari fossimo percorsi da una sensazione di quelle anche vaghe, ma che fanno muovere la testa organizzare ricordi di tempi lontani quando si pensava di avere tempo per andare da qualche parte desiderata, incontrare luoghi, eccitarsi per l'emozione sana di poter comprare un libro o programmare una serata in qualche cinema per evadere , conquistare avventure che poi ci sembravano sempre belle od anche misteriose.
Ecco tutto sarebbe anche logico e renderebbe meno complicata la giornata.
Invece siamo arrivati ad un punto tale che siamo distratti perennemente oppure cupi con pensieri senza ritorno e debolmente cerchiamo d' incolpare questo o quello, persone o avvenimenti che magari nulla hanno a che fare con il nostro comportamento.
Ascoltando le notizie per radio, o credendo di vedere quello che accade nel mondo, assorbiamo grigi colori e sensazioni mosce influenzano il nostro poco nobile ragionare. Cerchiamo sempre i malevoli che sono la causa dell' incipiente cupezza che poi temiamo possa avvolgere la nostra giornata, ed è anche vero che le notizie dal mondo sono sempre colme di accidia, ma noi come individui o collettività non meritiamo tanto di più, le lezioni scolastiche e quanto avremmo potuto carpire attraverso la lettura di libri mitologici non le abbiamo saputo o voluto mettere a frutto.
Scioccamente abbiamo creduto nelle benevolenza del cielo e pigramente, troppo spesso ci siamo occupati solo del nostro assoluto egoismo, davanti allo specchio un giorno abbiamo scorto le prime rughe e irati abbiamo trovato ingiusto quanto il così detto destino ci ha riservato.
Usciamo allora il prima possibile di casa osserviamo disponibili quanto c' è nell' aria e magari così come se ci meritassimo un premio è facile che si incontri un amico di cui si era perso il ricordo.
Ci accorgeremo allora che ci sono anche gli altri,una umanità in cerca di noi e qualcos'altro.

5 commenti:

Franco Giannini ha detto...

Si sarebbe potuto parlare dell' esternazione presidenziale di ieri. Di un' Italia che ce la farà, (Napolitano ne è almeno sicuro, lui solo) se solo gli italiani comprenderanno che bisogna fare dei sacrifici. Ancora ? E' poi quella parola proferita a tutta bocca "Italiani" che mi convince poco, anzi proprio per nulla. Chi sono per lui questi italiani: gli Operai, gli impiegati, i precari, i disoccupati, i pensionati o le casalinghe, le vere professioniste in materia di sacrifici. Invece di dire "Gli Italiani", sarebbe stato sufficiente e più esatto rivolgersi al pubblico presente (Vip dell' industria e della finanza)che non ha mai conosciuto la realtà di questo termine, dicendo " ...Solo che Voi, comprendere che dovete cominciare con il fare dei grossi sacrifici...". Ma se questo non lo vuol capire o non può capirlo lui, figuriamoci quante speranze ci restano perchè L' Italia ce la faccia...
Fortuna che quanto prima anche l' altro Lui andrà a Matrix a spiegare come stanno le Sue Cose, cose che agli italiani interessano ben poco visto come sono indaffarati giornalmente in un argomento per loro vitale: la sopravvivenza. Ancora uno che non vuol sentire e che sordo non è!
Le pance vuote non si riempiono con i problemi della Privacy e dei lodi. Questo è il primo problema in Italia.

www.dariopetrolati.it ha detto...

verissimo quanto dici Franco,avremmo dovuto dire del presidente, del vice presidente, del dipendente del presidente.
Io non lio ho voluto degnare di un pensiero.
Alla festa dell'Unità di Padova circa due anni or sono ho quasi toccato d'Alema, tanto mi era vicino.
C'erano delle ragazze che raccoglievano le firme per un referendum a favore della scuola statale.
Quì nel veneto la scuola è a maggioranza privata-della chiesa-ebbene D'alema con supponenza e pochissimo garbo ha fatto un gesto affatto da uomo nei confronti delle ragazze: non serve a niente , io non ci credo!.
Umiliate ed offese alla festa dell'unità a Padova dal compagno d'alema,il vero padrone del partito.
Che squallore inutile.
dario

www.dariopetrolati.it ha detto...

il 5 luglio, sabato per la precisione,comincia a Cadoneghe quella che è sempre stata chiamata Festa dell'Unità.
Le compagne hanno sempre fatto una cucina profumata come quelle emiliane,prezzi modestissimi,proprio da Compagni,una gran fatica, in mezzo ai pini ed altri alberi accanto agli impianti Martin Luter King.Una pista da ballo in fondo enorme per il liscio,e giochi ad arco enormi e piscine in gomma per i bambini.Dopo l'offerta libera c'è sempre il vialetto con le auto cars esposte eppoi il tendone bianco sotto il quale per una decina di giorni esponevo libri sopra tavoli rimediati dalle cucine.
Mi mandavano sempre a chiamare i responsabili della Festa ed anche questo anno , anche all'ultimo minuto,Marco Guzzon si è raccomandato chè ha problemi di persone,ma anche se a malincuore , ho dovuto dire di no.
Da che esiste il PD è diventato difficile , più difficile organizzare le Feste dell'Unità.Quelli della ex. Margherita non tollerano il rosso,la parola ed i libri che le sezioni riportano indietro.Partito unico,ma non pronunciare la parola compagno e il resto viene da solo.
Mi dispiace , tantissimo non avere dato il mio apporto, ma faticare ,chè agli stands dei libri se c'ero io gli altri stavano a tavola ( dai che ti piace , hai lapssione dei libri),poi ci sarà Vigodarzere enorme dentro l'edificio bollente per 15 giorni e lì debbo esserci per forza.
Ora le chiamano feste col nome del paese, del quartiere, ma non più dell'Unità.
Sarà molto difficile andare avanti così, va bene che c'è il liscio, gli ossetti, le salsicce, ma i libri , il così detto biglietto di presentazione non so come e quando ritornerà.
Tutto deve passare, se il futuro è anche questo non mi fa stare allegro.
Comunque compagni leali auguri e grazie per quello che avete fatto.
dario.

Franco Giannini ha detto...

...c' erano le spillette con il fiocchetto rosso, la scatola delle scarpe rifoderata con il taglio sul coperchio per le offerte, c' erano i tavoli dove si poteva mangiava e dove si tenevano i "discorsi", c' erano i giochi della ruota, delle anatre, dei pesci, dove il primo premio, non era come oggi un viaggio di piacere, ma un pollo, un' anatra, un prosciutto...cose che in quei periodi scarseggiavano in tutte le case.
La sera, calato il sole, il personaggio politico locale o nazionale si cimentava nel "discorso", fatto in linguaggio che anche gli "ignoranti" comprendevano. Non erano ancora nate le "rette parallele", la globalizzazione, il "welfare",si parlava ancora con il linguaggio di un popolo che voleva capire e che dava il suo voto solo a chi gli faceva capire. A chi gli era vicino e glielo faceva sentire.
Oggi se ancora restano barlumi di "festa", non ha più lo stesso valore che aveva prima, il valore di socializzare, bensì il solo che ai più (la Casta Politica), interessi: La raccolta di fondi. Oggi per organizzare feste o manifestazioni ci si "affida" ad aziende, ad esperti in PR, e solo per la manualità, perchè al sudore solo i poveretti sono abituati, si ricorre ai "simpatizzanti ed iscritti".
Certa è una cosa: oggi non si può più chiamare "festa dell' Unità", non si può più chiamare i lavoratori "proletari", come non si può per gli esponenti politici chiamarli "tutori del proletariato".
Non ci saranno più balli familiari, ma solo ammucchiate che daranno luogo a parti di "Tessere bastarde" perchè senza ideali, se non confusi.
Nascerà forse un nuova festa, con la SS Messa il mattino, la lettura del nuovo giornale "L' Avvenire dell' Unita' del Popolo", Il collegamento con la Santa Sede a Roma per brevi prediche, un digiuno propiziatorio a pranzo, e per digerire la "Convencion" di D'Alema, un' illustrazione di Veltroni sull' "Utilità del governo ombra, Oggi". Conclusione della bella serata, un bel Rosario tenuto da Rosy Bindi.
Questa è la cura giusta per portare quello che resta delle sinistre dal 28% di adesioni a qualche cosa di molto meno.
Io mi vergogno per loro, perchè anche volessero, non possono permetterselo non avendola mai conosciuta, ma anche e soprattutto per i loro genitori che, alcuni si staranno rigirando nelle loro tombe colpevolizzandosi di aver generato simili mostri (polticamente parlando, ben s' intende).

Franco Giannini ha detto...

pardon un errore di sbaglio...
volevo scrivere ....dove si poteva mangiare...