Chiuso il cancellone scorrevole.
Nessuno, ora, a Padova, è ancora troppo presto per essere normale od anche strano chè oltre alle donnine che lavorano anche di notte per strada, ove scorrazza qualche improvvido o magnaccia, nessuno solo pensieri sparsi illuminati da fioche luci che sino a pochissimo fa si specchiavano in laguna.
Venezia .
Nessuno, forse solo immaginate ombre, niente altro, almeno.
Uscito senza voglia e men che meno entusiasta di andare a casa, ho girato verso Venezia, percorso la Riviera delle Ville Palladiane, passato quasi più appena che a passo sopportabile, come trascinato da un senza perchè o forse pensando solo e sempre a Cinzia chè quest'anno non avrei rivisto, tremando come al solito per l' emozione ed i pensieri, le troppe tante sensazioni trasmessemi senza parlare, solo guardandola, comunicando profondamente sulle letture comuni in lingua dei poeti maledetti o immaginando disquisizioni su Sartre e Camus mentre coi suoi capelli sempre irrorati di fresche gelate docce, copriva parte della fronte e mi ricordava somigliantissima Juliette Greco. Quanti sorrisi nascosti e quella voce sicura arrogante, eppure fascinosa, come le sue fragilissime caviglie e la figura tutta, sempre frettolosa di bianco-bianchissimo vestita, dai pantaloni, di ragazza fermata nel tempo che io non sapevo esistesse, solo immaginata, alla camicia apparentemente slacciata che nulla lasciava intravedere. Corpo magro alla ricerca delle illusioni perdute, di tanti ideali crollati per le ambizioni degli uomini potenti nel pensiero che facilmente affascinavano portando in fossi e dietro frasche menti che volevano imparare, conoscere laiche verità.
E prima di chiudere l' ultima porta della stanza mia in ufficio, dopo la fraterna telefonata con Franco giù a Senigallia, sempre che ho in mente e riempie di nostalgici ricordi languidi, dal sapore di pino e salati del mare, come se fosse mio, ho riacceso, giusto per nulla così d' istinto ,il personal: dieci righe tra le quali parole piene invocanti l' altre Feste dell' Unità che ancora non mi ha visto, è Cinzia che appare, come se avesse sentito il mio pensiero non pronunciato, sospeso da un anno, come sempre, anche per la paura di perdere il mai posseduto approccio spinto sino a prenderci per mano ed affabulare sui viaggi planetari di partito, salti a piedi uniti sulla panchina del Porto giù ad Ancona ove una sera ella desiderò, immaginò recitare solo per me " il piccolo principe".
Ella ha sempre ricevuto le mie espressioni castigate, a mezzo del personal, e passandomi accanto come una minaccia che mi sospendeva il respiro, alzando la mano ed allungando il braccio ancora di corsa mi diceva : "poi debbo dirti".
Alle riunioni di partito, a cerimonie, manifestazioni, sempre ci siamo visti e guardati a lungo , forse parlandoci solo con lo sguardo.
Ora mi dice, con nostalgia, chè non sa nascondere i sentimenti, dobbiamo vederci, anche se non alle " Feste dell' Unità" almeno vederci, parlare della sua famiglia splendida.
Ha due bambini ed uno si chiama Tazio come il personaggio ragazzo di cui si innamora in "morte a Venezia" il vecchio signore eppoi morirne, Tazio anche bellissimo avrà 10 anni o poco più e porta i capelli lunghi come se fosse una bambina.
Quel nome scelto da Cinzia non per caso, ella è docente di lingue quassù a Venezia, vuol dire anche un punto fisso, un ricordo di gente colta, che legge, nome non scelto a caso, nome che non trovi addosso ai bambini di campagna.
Il marito di Cinzia legge sul personal la nostra corrispondenza e sorride, nulla dice o accenna, di professione fa l' attore-regista di strada, nei festival organizzati da enti e istituzioni, è olandese ed ogni volta che m' incontra è cordiale, non accenna mai alle intese tra me e sua moglie.
Che strano, forse ho perso tempo, mi sono distratto, non ho capito che da Cinzia avrei potuto avere in regalo nuovi, mai immaginati pensieri, sfoghi di vita, cercata sempre e mai trovata.
Se stasera non sarò troppo stanco andrò a cercarla, una volta per sempre.
Non si possono lasciare sospese pause di vita troppo a lungo, i sentimenti sono delicati e non si debbono trascurare od ignorare.
Si è giusto che stasera cerchi Cinzia.
Tutto questo ho ricordato ed anche rivisto lì a Venezia stanotte.
Parcheggiata la macchina al Tronchetto, preso il vaporetto per S. Marco, ho quasi rivisto sul bacino il Cristina di Onassis e più in là c'era posto anche per la Vespucci, sempre linda dorata coi ragazzi e le ragazze per la prima volta in divisa. Mancava solo la compagnia lontana di quelli che troppi anni fa trascinavo per vedere e spiegare , erano piccoli e pensavano a correre pei Campielli.
Ma io li ho rivisti a mente e mi è sembrato di desiderare un ritorno indietro nel tempo, come quando correvano dietro ai piccioni di Piazza S. Marco.
Quante volte non saprò e perchè ho fatto da guida a gente amica, una, tante volte, anche a piedi tutti gli scalini del Campanile e sotto la laguna tutta sempre unica.
Ma stanotte mi è sembrata ferma nel tempo come quel giorno quando col Sindacato manifestammo proprio a Piazza S. Marco ed io assieme agli organizzatori salimmo senza permesso sulle terrazze di Palazzo Ducale e legammo striscioni rossi per le rivendicazioni del Petrolchimico.
Poi arrivò la Polizia, chiarimenti, lentamente organizzammo, senza permesso sempre un bel comizio con tanti Compagni, fischietti, bandiere e fazzoletti al collo sempre convinti.
La sera, che strano, non ho mai saputo il motivo, in Regione il Segretario generale della Fiom mi chiamò a parte e dopo essersi sincerato della mia identità, mi regalò, come di nascosto, un CD con la nona di Beethowen.
Ho sentito appena al Florian , dove sono andato a bermi un caffè( alla Wiennese di Padova oltre al prezzo inferiore lo fanno di gran lunga più buono) una canzone napoletana pei turisti suonata stancamente coi soliti violini, ho ripreso a camminare sotto le Procuratie e ho appena scorso qualche manifesto vicino al Correr.
Ho rivisto non distrattamente tanta umanità che ignora o non è toccata minimamente dalle carestie e dai frutti della globalizzazione.
Mi fa sempre effetto vedere i Russi che sono pieni di soldi, agiscono da padroni come gli americani, pagano, litigano, comprano.
Quasi senza accorgermi sono di nuovo al Tronchetto, pago il parcheggio, vista l'ora, piano piano torno a Padova e vado in Ufficio, così mi scrivo una nottata insonne, ma vissuta.
E... una buona giornata a chi cerca di operare nell'interesse comune.
Nessuno, ora, a Padova, è ancora troppo presto per essere normale od anche strano chè oltre alle donnine che lavorano anche di notte per strada, ove scorrazza qualche improvvido o magnaccia, nessuno solo pensieri sparsi illuminati da fioche luci che sino a pochissimo fa si specchiavano in laguna.
Venezia .
Nessuno, forse solo immaginate ombre, niente altro, almeno.
Uscito senza voglia e men che meno entusiasta di andare a casa, ho girato verso Venezia, percorso la Riviera delle Ville Palladiane, passato quasi più appena che a passo sopportabile, come trascinato da un senza perchè o forse pensando solo e sempre a Cinzia chè quest'anno non avrei rivisto, tremando come al solito per l' emozione ed i pensieri, le troppe tante sensazioni trasmessemi senza parlare, solo guardandola, comunicando profondamente sulle letture comuni in lingua dei poeti maledetti o immaginando disquisizioni su Sartre e Camus mentre coi suoi capelli sempre irrorati di fresche gelate docce, copriva parte della fronte e mi ricordava somigliantissima Juliette Greco. Quanti sorrisi nascosti e quella voce sicura arrogante, eppure fascinosa, come le sue fragilissime caviglie e la figura tutta, sempre frettolosa di bianco-bianchissimo vestita, dai pantaloni, di ragazza fermata nel tempo che io non sapevo esistesse, solo immaginata, alla camicia apparentemente slacciata che nulla lasciava intravedere. Corpo magro alla ricerca delle illusioni perdute, di tanti ideali crollati per le ambizioni degli uomini potenti nel pensiero che facilmente affascinavano portando in fossi e dietro frasche menti che volevano imparare, conoscere laiche verità.
E prima di chiudere l' ultima porta della stanza mia in ufficio, dopo la fraterna telefonata con Franco giù a Senigallia, sempre che ho in mente e riempie di nostalgici ricordi languidi, dal sapore di pino e salati del mare, come se fosse mio, ho riacceso, giusto per nulla così d' istinto ,il personal: dieci righe tra le quali parole piene invocanti l' altre Feste dell' Unità che ancora non mi ha visto, è Cinzia che appare, come se avesse sentito il mio pensiero non pronunciato, sospeso da un anno, come sempre, anche per la paura di perdere il mai posseduto approccio spinto sino a prenderci per mano ed affabulare sui viaggi planetari di partito, salti a piedi uniti sulla panchina del Porto giù ad Ancona ove una sera ella desiderò, immaginò recitare solo per me " il piccolo principe".
Ella ha sempre ricevuto le mie espressioni castigate, a mezzo del personal, e passandomi accanto come una minaccia che mi sospendeva il respiro, alzando la mano ed allungando il braccio ancora di corsa mi diceva : "poi debbo dirti".
Alle riunioni di partito, a cerimonie, manifestazioni, sempre ci siamo visti e guardati a lungo , forse parlandoci solo con lo sguardo.
Ora mi dice, con nostalgia, chè non sa nascondere i sentimenti, dobbiamo vederci, anche se non alle " Feste dell' Unità" almeno vederci, parlare della sua famiglia splendida.
Ha due bambini ed uno si chiama Tazio come il personaggio ragazzo di cui si innamora in "morte a Venezia" il vecchio signore eppoi morirne, Tazio anche bellissimo avrà 10 anni o poco più e porta i capelli lunghi come se fosse una bambina.
Quel nome scelto da Cinzia non per caso, ella è docente di lingue quassù a Venezia, vuol dire anche un punto fisso, un ricordo di gente colta, che legge, nome non scelto a caso, nome che non trovi addosso ai bambini di campagna.
Il marito di Cinzia legge sul personal la nostra corrispondenza e sorride, nulla dice o accenna, di professione fa l' attore-regista di strada, nei festival organizzati da enti e istituzioni, è olandese ed ogni volta che m' incontra è cordiale, non accenna mai alle intese tra me e sua moglie.
Che strano, forse ho perso tempo, mi sono distratto, non ho capito che da Cinzia avrei potuto avere in regalo nuovi, mai immaginati pensieri, sfoghi di vita, cercata sempre e mai trovata.
Se stasera non sarò troppo stanco andrò a cercarla, una volta per sempre.
Non si possono lasciare sospese pause di vita troppo a lungo, i sentimenti sono delicati e non si debbono trascurare od ignorare.
Si è giusto che stasera cerchi Cinzia.
Tutto questo ho ricordato ed anche rivisto lì a Venezia stanotte.
Parcheggiata la macchina al Tronchetto, preso il vaporetto per S. Marco, ho quasi rivisto sul bacino il Cristina di Onassis e più in là c'era posto anche per la Vespucci, sempre linda dorata coi ragazzi e le ragazze per la prima volta in divisa. Mancava solo la compagnia lontana di quelli che troppi anni fa trascinavo per vedere e spiegare , erano piccoli e pensavano a correre pei Campielli.
Ma io li ho rivisti a mente e mi è sembrato di desiderare un ritorno indietro nel tempo, come quando correvano dietro ai piccioni di Piazza S. Marco.
Quante volte non saprò e perchè ho fatto da guida a gente amica, una, tante volte, anche a piedi tutti gli scalini del Campanile e sotto la laguna tutta sempre unica.
Ma stanotte mi è sembrata ferma nel tempo come quel giorno quando col Sindacato manifestammo proprio a Piazza S. Marco ed io assieme agli organizzatori salimmo senza permesso sulle terrazze di Palazzo Ducale e legammo striscioni rossi per le rivendicazioni del Petrolchimico.
Poi arrivò la Polizia, chiarimenti, lentamente organizzammo, senza permesso sempre un bel comizio con tanti Compagni, fischietti, bandiere e fazzoletti al collo sempre convinti.
La sera, che strano, non ho mai saputo il motivo, in Regione il Segretario generale della Fiom mi chiamò a parte e dopo essersi sincerato della mia identità, mi regalò, come di nascosto, un CD con la nona di Beethowen.
Ho sentito appena al Florian , dove sono andato a bermi un caffè( alla Wiennese di Padova oltre al prezzo inferiore lo fanno di gran lunga più buono) una canzone napoletana pei turisti suonata stancamente coi soliti violini, ho ripreso a camminare sotto le Procuratie e ho appena scorso qualche manifesto vicino al Correr.
Ho rivisto non distrattamente tanta umanità che ignora o non è toccata minimamente dalle carestie e dai frutti della globalizzazione.
Mi fa sempre effetto vedere i Russi che sono pieni di soldi, agiscono da padroni come gli americani, pagano, litigano, comprano.
Quasi senza accorgermi sono di nuovo al Tronchetto, pago il parcheggio, vista l'ora, piano piano torno a Padova e vado in Ufficio, così mi scrivo una nottata insonne, ma vissuta.
E... una buona giornata a chi cerca di operare nell'interesse comune.
3 commenti:
Dico solo grazie Franco,capisci tutto e sai perchè.
Ho fatto una corsa per fartelo avere in tempo e tu da prezioso amico come abbia fatto proprio oggi che avevi impegni extra.
grazie.
Ora vado a riposarmi e sai perchè.
Salutami infinitamente Giuliana.
Ciao,
dario.
Per pubblicarlo, è necessario leggere il pezzo, volente o nolente. Ma farlo con i tuoi pezzi è tutta un' altra cosa, perchè questa mattina mentre inserivo ed evidenziavo "NOTTE VENEZIANA", con il ricordo riascoltavo i brani musicali melanconici di "Morte a Venezia" sulle note dell' oboe.
Che dirti Dario, sei paesaggista di sensazioni trasferite su carta anzichè su tela con le parole invece che con i pennelli, un novello Tintoretto verbale.
Sei un traduttore simultaneo di visione-scritti. Tu questa notte eri solo, ma io leggendoti (non solo io) questa mattina, ho ripercorso con te i stessi luoghi, visto le stesse cose, ascoltato i rumori, provato le tue stesse emozioni veneziane.
Sentivo qualcuno vicino,infatti,eri tu o Giuliana.
Quando scrivo da quassù spesso penso : se ci fossero anche loro, cioè voi due.
ciao Giuliana
ciao Franco
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