lunedì 14 luglio 2008

RICORDI DI UN EMIGRATO SENIGALLIESE D.O.C.


di Dario Petrolati


Laggiù.
Col cuore, coi pensieri, con gli amici.
Quelli rimasti, quanti perduti non so, forse i più.
Ma ci sono amici nuovi, non sono ragazzi come quelli di una volta, che non tornano più, sono persone civili che hanno la nostra età.
Quella che chiamano seconda, terza, eppoi via via.
Ecco quegli amici non so come chiamarli, chè il rapporto è diverso da quello che si aveva da ragazzi quando si scherzava futilmente ed anche senza dirlo ci si sentiva co-padroni del mondo.
Gare di lettura, scoperte sciocche , logiche senza titolo, chè nè i giornali o la radio menzionavano; era un mondo fatto anche dei riassunti della pessima Selezione americana, quella rivistina quasi tascabile, costava poco e voleva civilizzarci ad ogni costo in modo subdolo, farci desiderare l' America e temere la Russia, l' inferno, il peccato, la miseria voluta dalla violenza della mente malata dei cattivi.
Roba, cose e appuntamenti in vie senza asfalto, con poche lampade rossicce che si perdevano tra foglie di stentati alberi, forse piantati per caso, nomi di vie scritti su cartelli provvisori di legno o cosa povera, le lastre di marmo, quei veri spocchiosi, fatti studiare apposta da architetti, sarebbero venuti molto molto più tardi, quando io ormai non c'ero più.
Me ne ero andato, non fuggito, bensì dovuto andare, per trovare lavoro chè non si poteva mangiare in quattro, anche arrangiandosi coi miracoli che faceva mia madre, dividendo il salario di mio padre unica entrata e non sempre certa.
Eppure quella terra, anche con signori, non tutti erano poveri , anzi col turismo ed il piccolo commercio c' era una classe intermedia, una certa borghesia che pareva abitasse tutta per il Corso.
Allora presi il treno una seconda volta ed invece che Milano mi diressi a Napoli. E lì che si sentiva ancora l' humus del popolo vero, fatto di trasgressioni, sesso per strada e le " americane " vendute nei bassi , c' erano banchetti sgangherati ma colmi di pacchetti che sparivano e comparivano al segno convenuto silenzioso di quando arrivava la "finanza", una divisa.
Seggiole grandi e piccole sparse pei bassi, dove manco le bici trovavano posto,e lunghi capelli neri e misteriosi ch' erano anche la ricchezza fascinosa delle ragazze stupende dalla bocca i seni le gambe ,come appena rubate dalla " Pelle" di Malaparte. http://www.italialibri.net/autori/malapartec.html
Gira, guarda, assorbi sempre a bocca aperta, udire la cantata dei giorni dispari e dei giorni pari, incrociando cocchi neri e maestosi coi pennacchi neri che scendevano dal Cimitero Monumentale quasi scivolando, il carro vuoto e tutto pareva carnevale tra una sceneggiata e l'altra, vera, supposta.
E' stato il palcoscenico della vita venduta per niente, mentre sfuggiva pure bellissima, dove sarà ora non so, Marcella Ruffini http://www.sunelweb.net/modules/film/attori.php?id=3931 che coi suoi fianchi mezzo scoperti ballava col disco dietro di Belafonte e dava la certezza di trovarsi ai tropici, senza sapere perchè o per come.
Pure il ricordo della strada polverosa, pochi chilometri a piedi, che porta da Senigallia su alle Grazie sempre dietro mi sono portato, come se fosse un giuramento, un impegno da onorare.
Mirare la piccola buia chiesetta, lassù, dove anche qualche matrimonio di stranieri snob ho visto celebrare.
Non fa effetto triste anche se confina con l' enorme cimitero, separato da mura e cipressi, chè accanto piccolo e pare anche dimenticato c' è quello ebraico.
E quante volte sono stato a leggere cognomi e nomi sulle spezzate lapidi poggiate quasi , a terra.
Ho dedotto quello di Vittorio Calef, dei Morpurgo, Terni e sempre quasi identici ovunque, da Ferrara a Senigallia, pochi cognomi ma con la storia dietro, gente che ha vissuto in mezzo a noi, con la legge religiosa che tutti sempre li legava. Come quando in Sinagoga si chiudevano e pregavano, in quel vicolo vicino alla Piazza del mercato settimanale.
Li ebbi per vicini di casa, per amici, ma ho sempre sentito che avevano da ubbidire ed in silenzio digiunare e pregare , tutto e sempre come se il tempo si fosse fermato a mille e mille anni fa.
Io laggiù dovrò tornare per rivedere cercare e sentire aria delle origini che sempre come l' ombra amica in una giornata troppo assolata mi porto accanto.
Ovunque, forse per quiete, destino, cercato di certo sempre.

3 commenti:

Franco Giannini ha detto...

Penso che la foto postata anni 30/40, in nero seppia, ti riporti ai periodi descritti. oggi molte sono le cose mutate: le strade asfaltate, le piste ciclabili, la notte bianca, la rotonda restaurata, cemento a volontà...molte cose sono sparite come l' Italcementi, la Sacelit, Villa Sorriso, le sciabiche,...molte altre però sono rimaste immutate. Ma non voglio rovinare questa immagine, quindi mi fermo

www.dariopetrolati.it ha detto...

ricordo ricordi sfocati eppure nel sole di agosto.
giornate di pioggia sottile passate su lungomare,non costava nulla.
Giornate con tutti gli alberghi chiusi e le cabine in muratura e gli scatoloni sigillati pieni di sigarette ributtati dal mare.
Era il contrabando dei fratelli Siena che abitavano dalle parti di Piazza Diaz.Poracci che si arrangiavano,poracci perchè poveri.
dario

www.dariopetrolati.it ha detto...

Quello dei fratelli Siena era "contrabando".
Ispanico e non contrabbando colto organizzato come si sarebbe dovuto voluto fare.
I fratelli Siena , poracci, erano anche scansati dai Senigalliesi per bene,considerati ladri,ma non lo erano,solo tiravano avanti con le sigarette venute dal mare,quando i barchetti le buttavano in acqua o perchè c'era la finanza,o per il mare grosso,
i Siena vivevano la loro vita un pò in galera,ed un pò in giro per Senigallia.
Chissà che fine avranno fatto.?
dario.