domenica 15 giugno 2008

I GIORNI DELLA VITA. (Ricordi della Senigallia di ieri)


di Dario Petrolati


Oggi, pare, sarà una giornata assai bella.
Sono le 7 del mattino e gratuitamente il sole si ficca per spigoli e buche sotto archi medioevali lungo mura di rossi mattoni pressati senza data intervallati da lapidi consunte ed altre ancora un poco leggibili.
Nomi che a scuola leggemmo tanti anni fa giù dalle mie parti, a Senigallia, con il maestro Moroni che stringeva sempre l' Avanti sotto il braccio ed aveva una pazienza infinita con noi ragazzacci, reduci da una cultura distratta che anche la guerra finita contribuiva a poco badarci, bisognava ricostruire, rattoppare la città, dimenticare rancori, ricominciare daccapo, ricostruire una vita.
Ed a volte mi ricordo del maestro Grandini, della bella maestra Bucci il cui figlio più grande era mio compagno di banco alle elementari che allora si chiamavano " Ciano ", poi caduto il regime cambiarono nome e divennero le " Pascoli ".
Il maestro Moschini dirigeva la mensa per i bambini più disagiati, distribuiva gratuitamente anche i quaderni, eppoi c'era il mitico "vecchio Bafon" che alto ed urlone picchiava sulle mani chi faceva chiasso durante le sue lezioni usando " la stecca",dicevano fosse il più bravo di tutti i maestri, girava la novella che in realtà fosse " professore" poi declassato a maestro per un atto di insubordinazione commesso verso qualche vertice.
Ed altri, tanti, modesti e buone grosse fisicamente, maestre, ma quella che appariva più generosa e comprensiva era la Pancotti, sempre in nero, sorridente, dava ripetizioni gratuite ai più somari e se proprio c'era bisogno allargava " l'aiuto" coinvolgendo la figlia universitaria, sempre disponibile come la madre, a dare ripetizioni anche per il latino a chi faceva le medie.
Tutti aiutavano tutti, io che abitavo in Via Spontini, laggiù vicino al Piazzale della Libertà dov' è la Rotonda, allora rotta e dimenticata. Ricordo che nessuno usava le chiavi per chiudere la porta, bastava poco più che accostare il battente, i ladri proprio non mi pare ce ne fossero, ognuno prestava il goccio di olio o il pugno di sale chè manco si pensava alla sfiducia ci si fidava.
Ecco perchè mi viene a mente il mio paese e quegli anni sempre rimpianti, quando quassù c'è il sole e la gente parla un dialetto che ancora non ho assorbito. Quasi un' interna quiete e allegri giri per strade e vicoli mi viene voglia di fare, curiosare, ricordare-ricordare, sempre all'indietro come se bastasse un raggio di sole gratuito per farmi rivedere i volti dei ragazzi e ragazze coi quali giocavo. Si andava " a marina" e non servivano soldi, c'era la bici , sempre sognata e promessa, auto poche e quelle che giravano andavano piano.
L'unica strada veramente pericolosa era " la statale adriatica",che aveva due nomi : Bonopera e Podesti, in mezzo c'era la curva ad angolo retto, chiamata "curva della Penna", ed era il punto in cui rallentavano le rosse nelle Millemiglia, per non andare ad urtare contro il benzinaio Agip proprio davanti al Politeama Rossini.
Divisa in due dalla ferrovia, Senigallia, accoglieva d'estate i forestieri, fonte di turismo non spocchioso, sempre, non c'erano gli hotel alti e famelici di sabbia, si affittava in case private e per arrangiarsi i forestieri dividevano le case con gli abitanti, i due mesi di affitto aiutavano parecchio, chè oltre all' Italementi, il Cantiere, la Sacelit, fabbriche vere e proprie non c'erano, gli operai lavoravano nell' artigianato polverizzato, poi c'erano gli impiegati del Comune o di varie piccole associazioni, l' Ospedale e le scuole logicamente, i negozi del Corso, e quelli che la mattina prendevano il bus di Bucci o il treno per andare ad Ancona.
Il mio paese per tutti i giri che ho fatto su e giù per l' Italia non ho mai scordato, solo ora, è da un pò che non ci torno, mi viene timore quasi di rivederlo, le ultime volte se capitava di chiedere notizie di qualcuno mi rispondevano spesso stupiti: ah. ma come non lo sai ?...... eh. si .........., insomma il tempo si era portato via per sempre troppa gente, allora ho dovuto constatare che solo nei ricordi i sorrisi, i sogni, le vie, i modi, son rimasti e piuttosto che rattristarmi, per non perdere anche le fantasticherie marchigiane mi adatto, senza assuefarmi, a questa regione in cui vivo ormai da tanto, ma mi considero sempre ospite pagante.
Quasi che da un giorno all'altro, così, io riprenda il treno e, dimenticando gli anni passati lontano, potrò rivedere i luoghi come li avevo lasciati.
E la vita trascorsa, impiegata in studi, fatiche, impegni socio-politici, magari scorderò e d'estate ritornerò "a marina " vicino la Rotonda ora restaurata.
Il sole fuori si è fatto più sicuro, il dubbio che potesse fuggire su verso i Colli Euganei e tornare le nubi con la pioggia sempre in agguato, è fugato, ed allora dovrò uscire e sentirlo sulle spalle e mentalmente ringraziarlo per la rinfrescata, il ripasso, dei miei ricordi-amarcord...........

2 commenti:

Franco Giannini ha detto...

Una gran bella cartolina di una Senigallia che non esiste più.
Solo la Rotonda è stata restaurata ed ora resta lì immobile ed inutile. Quasi che portasse il cartello con su scritto "Si guarda ma non si tocca".
Italcementi, Cantiere, Sacelit (ora terra in bonifica per l' amianto probabilmente disseminato tra la terra che l' ospitò), tutte scomparse. Non ci sono altre fabbriche che ne abbiano preso il posto. Si edifica, si edifica, con innumerevoli monolocali per un turismo che langue. Cemento e asfalto. Si restaura il centro storico per uso e consumo di chi può viverci (banche assicurazioni professionisti) in nome di una vivibilità che scompare con il passar dei giorni.
Poi, certo, che ognuno in cuor suo ricordi il suo paese e di esso ne sia geloso...o forse di quello che si è gelosi sono solo i ricordi belli o brutti, perchè rammentano i tempi della nostra gioventù, in cui tutto, perchè giovani, si affrontava con coraggio.

www.dariopetrolati.it ha detto...

Caro Franco,Cara Giuliana,
quasi mi pare di vedervi, tu che scrivi e Giuliana che mi corregge gli errori ,nell'emozione dimostro proprio la mia somaraggine,nevvero Giuliana?.
Ho letto ad Olga il mio " servizio " e quasi mi veniva da piangere chè ricordare una vita quasi conclusa, non scritta ma pensata e ricordata anche in particolari non detti,volti e voci che non ci sono più anche venissi giù non troverei ciò che ricordo,il tuo fraterno modesto amorevole correggermi fa sembrare i miei articoli,chiamiamoli così,ancor più belli.
Certo Franco e Giuliana che se non ci foste voi io avrei continuato a sbavare nel mio blog di sentimentali suore,la Wiennese,Piazzale Mazzini,l'università-Palazzo Maldura e la basilica del Carmine con la bellissima storica Via Beato Pellegrino e tutta la sua gioventù allegra e caciarona, invece tu mi hai scosso e Giuliana con la sua voce bellissima mi pare abbiate dato un sapore dignitoso alla mia lagnosa e difficile esistenza.
Il commento al mio servizio è bellissimo, Olga per telefono mi ha detto che siete veramente bravi,concreti e non signorine come me.
Comunque nel complesso mi pare che tutto l'assieme sia un positivo apporto al tuo meritevole Blog.,speriamo di non contagiare con la nostra malinconia le giovani generazioni,chè anzi serva loro da reazione e per un attimo possa il nostro lavoro essere utile .
A voi due amici fratelli, un grazie ed un augurio.
dario.