sabato 21 giugno 2008

SILENZIO


di Dario Petrolati


Ieri quassù nel ricco nord-est è stata una giornata particolarmente afosa.
E camminare tra vicoli e zone pedonali del Centro a chi non ha più venti anni verso l'ora di pranzo, un poco prima e poco dopo, costa fatica, non quella fisica da sforzo, manca l'aria e quella che si respira, anche se non è inquinata dalle vetture, fa sudare ed allora si impiega più tempo per andare in banca o comprare qualcosa, si cerca l'ombra che scotta lo stesso, e vedo che chi si muove a quell'ora è solo giovane. Bello e giovane.
Le ragazze gareggiano con le signore che mai demordono, ed i ragazzi, col cellulare incollato stanno seduti a chiacchierare, forte con chi sa chi.
Sugli scalini del Pedrocchi, in Galleria Borromeo, tra tavolini coperti da bianchissime tovaglie, nei Bar Sommariva, lungo la stupenda, tutta vetrine, Via Santa Lucia è un andare di bella gente con sandali e vestiti costosissimi, turisti e studenti che si fermano a leggere storiche lapidi ed osservare palazzi o archi, sedersi a sorbire gelati e ridere forte contagioso mentre la gente anziana fa il riposo quotidiano e si nasconde aspettando che rinfreschino un poco le spesse mura.
Non è il caldo che fa paura bensì l' afa, quest' aria fumosa-caliginosa umida dell' acqua dei rivi e ruscelli di cui Padova è piena, si sentono i rumori dei condizionatori incollati alle pareti e mi viene a mente l' inutile appello al risparmio dell' energia chè se si verifica un black-out come l'anno scorso o peggio ancora di due anni fa allora tutti ci facciamo contagiare dal panico per la mancanza di luce, i frigo nei supermercati vuoti e gli ascensori bloccati ed altro, altro ancora come se solo allora ci si accorgesse di quanto siamo dipendenti della tecnologia, della civiltà delle macchine.
Io non avevo mai vissuto un improvviso blocco energetico come mi accadde quell'anno.
Di pomeriggio mentre in c.g.i.l. si stava tenendo una riunione per non so cosa.
All' improvviso ci trovammo al buio e le sirene di emergenza cominciarono a fischiare e le porte automatiche non si aprivano e le dipendenti furono immediatamente più svelte di noi uomini, capirono subito e senza farsi prendere dal panico con delle pile apposite rapide a mano ci riversarono all'aria aperta fuori per strada.
Prima che tornasse la luce passò qualche ora e nel buio pesto come da pena per scontare , piano piano ricercammo le nostre vetture ed anche umiliati ci avventurammo attraverso la nera città.
Fu difficile ritrovare casa, credo per tutti, per fortuna che avevo con me la mia radiolina a pile, mi sentii meno solo e non fui capace di misurare nè il tempo nè la portata dell' avvenimento.
Forse il giorno dopo a scatti ritornò l'energia e fu quell' esperienza ,piccola o grande non so,un primo avviso per ricordarci i nostri limiti.
Ma col passare dei giorni tornammo ad essere quei soliti furbi superficiali di sempre, bastava non pensarci ed augurarsi che non accadesse ancora.
Successe invece e d'inverno, sembra che caddero degli alberi in una nazione quasi confinante ed i tralicci che portavano energia da Stato a Stato caddero come birilli.
Promossero inchieste a livello internazionale per sapere e provvedere.
Ad oggi di concreto si suggerisce, unica ricetta sempre ripetuta, il risparmio, economizzare in attesa di trovare la nuova energia alternativa .
L' eolica, il nucleare, il petrolio ognuno sfodera senza certezze quale potrebbe essere il nostro futuro, siccome poi non ci fidiamo chè siamo sempre occupati a far guerre, il tempo passa e la pietas universale si stancherà di attendere e di noi , piccoli-grandi uomini, quale certo futuro avremo in confidenza nessuno sa.
Stamane le previsioni sono discordanti, come sempre , ed io mi accorgo che parlando-pensando al tempo, al caldo sento dei limiti tristissimi che mi ricordano la vecchia, molto vecchia mamma di un amico che parlava sempre e solo del tempo.
Noi giovani, allora, la guardavamo scocciati, annoiati e ci dicevamo che ad una certa età solo del tempo si parla -si pensa, forse perchè la mente è più limitata col passare degli anni e non si legge più ,non si hanno interessi altri e le illusioni perdute lasciano il segno.
I vecchi, gli anziani sono noiosi, servono al massimo per guardare i nipoti.
Debbo reagire prima che mi carpisca questa ragnatela di pensieri affatto allegri,uscire e fare una bella passeggiata a piedi,sotto i portici del Centro-centro,cambiare strade ,andare a vedere qualche Piazza in rifacimento.
Oggi è sabato parecchi faranno le prove per le ferie e con due giorni al mare in queste enormi e cementate spiagge avranno la sensazione di toccare il cielo come se il mondo fosse bello e buono per tutti.
Ho già programmato il mio pomeriggio: debbo gustarmi due o tre libri sempre cominciati, leggere i necrologi di Repubblica, mi incuriosisce allacciare-curiosare tra i cognomi e parentele di chi conta, ascoltare radiotre il terzo anello e storie delle religioni sino a mezzogiorno, senza troppa foga penserò a quelli giù a Senigallia.
Ecco la bozza del mio primo pomeriggio,starò distante almeno oggi dal mio lavoro, eppoi sarà quel che sarà.
A tutti quelli che passeranno un fine settimana sereno, i miei più sentiti auguri.

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