domenica 29 giugno 2008

QUEL BANCHETTO DI PIAZZA SAFFI


di Franco Giannini

Ieri, sabato 28, un caldo afoso malgrado l’ ora non fosse più quella della massima calura pomeridiana, bensì quella dell’ inizio del quasi obbligato “struscio” quotidiano di Corso 2 Giugno ed ancor più ieri considerando la semifestività.
Mi ero ripromesso ed avevo già dato la mia adesione all’ iniziativa “Aboliamo le Province” ( http://scaloni.it/popinga/ ) e non potevo comportarmi diversamente con un “bidone” agli amici Scaloni-Mazzufferi nascondendomi poi dietro la scusante caldo.
Sono sbucato dal Corso su piazza Saffi e quasi il “banchetto” mi passava inosservato, tanto era appartato sul lato in ombra della piazza, accostato ad una transenna, piccolo, quasi a scusarsi di essere stato posto li.
Un piccolo tavolo dicevo, tre sedie pieghevoli, un manifesto in bianco e nero su cui campeggiava il titolo in bella evidenza che riassumeva lo scopo degli organizzatori: ABOLIAMO LE PROVINCE.
Due ragazzi del Meetup che raccoglievano firme, due signore che con la scusante della firma si erano sedute al pseudo fresco ed avevano allacciato un occasionale “bottone”, Marco e Gianluigi, che si impegnavano nel volantinaggio, o quantomeno tentavano di farlo.
Intanto, da quello che ho potuto constatare in quell’ oretta che mi sono fermato e chiacchierato con firmatari e amici Blogger, mi è nato il presentimento che riceverò in casa qualche avviso di reato: si il reato di “Offesa Maestà del Diritto alla Propria Privacy”. Non so se esiste, qualora non esistesse, però, bisognerebbe organizzare un nuovo “banchetto”, con manifesti colorati (uno a caso…l’ azzurro o… il verde, ma no il verde è troppo,… troppo inflazionato), musica, veline, e tante foto di San Lui, lo sponsor, per proporla.
Infatti non è pensabile che un cittadino qualsiasi, in una piazza centrale della sua città, manifesti la sua volontà alla luce del giorno, sottoscrivendo una petizione popolare: ma quando mai, allora la Privacy perché è stata inventata, e soprattutto per chi ? Se hai un tuo parere, in nome della democrazia e libertà, tienilo per te, se poi “IO” (LUI ndr) avrò bisogno del tuo parere ti farò sapere cosa dire, quando e come dirlo.
E’ una battuta populista (non molto distante dalle realtà attuali) che mi serve per allacciarmi al comportamento di alcuni Senigalliesi, che “strusciavano” nelle vicinanze del “banchetto”.
Il “tosto” e “navigato” Gianluigi, li avvicinava con i suoi soliti modi educati e pacati . Con educazione come si era proposto, spesso, fortunatamente non sempre, riceveva, imperturbabile dai passanti, più che dei categorici rifiuti, che sarebbero stati anche comprensibili per chi veramente non d’ accordo con l’ iniziativa, incomprensibili gesti, mezze parole, allungo del passo, se non un cambiamento già a distanza, dell' iniziale previsto percorso.
Mi piacciono le aringhe, le sardine, una volta anche le sarde… ma i tempi passano, ma i pesci in barile di natura umana non li sopporto. Scusatemi ma ho un rigetto…
Innanzi tutto se uno mi porge in maniera civile, un volantino, lo accetto altrettanto civilmente, lo lego e poi eventualmente decido. Non accetto l’ arroganza né di chi fa volantinaggio (assolutamente assente nel nostro caso) né di chi con un “dribbling” lascia sul posto con il volantino in mano, come un fesso, il distributore del foglietto.
E’ anche in simili occasioni che si dimostra senso civico, coraggio delle proprie azioni, dei propri ideali, delle esternazioni, delle volontà, che possono anche non coincidere con quelle dell’ iniziativa. Basta averne solo il coraggio, l’ "evitare" va definito con altri termini….
Mi si dirà, che anche questa è libertà di non partecipare, libertà della propria privacy, libertà di essere lasciati in pace…forse o meglio sicuramente.
Ma è anche una mia libertà il volerlo sottolineare, sperando che qualcuno, nel silenzio tenebroso del proprio anonimato ci si sia riconosciuto tra questi “ liberi dribblatori ” e che valuti in altra maniera la prossima iniziativa, da qualunque schieramento lanciata, quantomeno il percorso, onde evitare quelle penose figure di cui sono stato spettatore.

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